ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Nonostante le performance non eccellenti dei nostri tre moschettieri, non dobbiamo lamentarci: con le risorse che abbiamo in Italia, i risultati ci sono. Per fare meglio dovremmo copiare i francesi

Tutti parlano del 2014 come di un annus horribilis ma, a parte il finale di stagione di Matteo e un po’ di Francesco, i risultati presi singolarmente non sono poi così male. Il problema è che i nostri giocatori sono talmente pochi che se uno gioca male e un altro non spicca, il bilancio sembra pessimo. Purtroppo la responsabilità del golf italiano è sulle spalle di tre soli giocatori e questo non è accettabile (ora c’è anche Paratore, ma non ha ancora 18 anni: cerchiamo di non caricarlo di troppe responsabilità). Bisogna cominciare ad allargare la base per selezionare 50/60 giocatori di alto livello; anche le squadre nazionali dovrebbero poter contare su un migliaio di ragazzi, come succede in Francia. I francesi, quest’anno, avevano venti giocatori sul Challenge Tour, di cui quattro sono finiti nei primi 15 del ranking. Negli ultimi dieci anni, i “cugini” hanno fatto un lavoro e un investimento enormi e i frutti sono sotto gli occhi di tutti. I quattro entrati sul Tour maggiore dal Challenge si sommano a Dubuisson, Lévy e Wattel, che si stanno rivelando molto forti. Ma era prevedibile: sono partiti dieci anni fa con grossi investimenti, lavorando bene e con l’idea della Ryder. Hanno realizzato un progetto molto serio, che ci dovrebbe ispirare. Fino a quando avremo una base di giocatori che si aggira intorno ai 50/60mila tesserati reali, difficilmente riusciremo a ottenere più di tre o quattro giocatori sul Tour. E se, di questi, uno vive una brutta stagione, allora si parla di annus horribilis; ma non è così. Matteo ha giocato male, ma se i Molinari hanno vinto circa 800mila euro ciascuno, vuol dire che qualcosa hanno fatto.

Matteo: stagione a due facce
Nonostante le voci insistenti, appare chiaro che Matteo non intende cambiare allenatore, nonostante lo stesso Binaghi gli abbia chiesto se volesse ascoltare una seconda opinione. Inutile, quindi, insistere sul tema. Se non è convinto al 100% di sentire un altro coach, evidentemente crede nel tipo di lavoro e si fida del tipo di gioco impostato con Binaghi. Speriamo solo che il 2015 cominci meglio di come è finito il 2014 che, però, è da dividere in due parti: la prima non è stata poi così male, perché ha fatto dei buoni risultati, anche in America e su campi difficili; la seconda invece è stata, per la prima volta, orribile. Però è comprensibile, perché da quando aveva 13 anni Matteo non ha mai sbagliato una stagione. Speriamo che riesca a trovare il sistema per uscirne, e lo dovrà fare con Alberto. Comunque gli dò un 6½ per la prima parte dell’anno e 4 per la seconda (scrivo prima della Turchia). Non raggiunge la sufficienza, e lo sa benissimo anche lui.

Francesco: deve rientrare nei 50
Diverso il discorso per Francesco Molinari, che non ha vissuto una stagione di spicco, anche se ha fatto dei risultati e ha conquistato la carta per gli Stati Uniti. Però gli dò solo la sufficienza, perché da lui ci si aspetta sempre qualcosa di più. Per me Francesco deve essere sempre tra i primi 50 giocatori al mondo e invece quest’anno ne è uscito per la prima volta dopo tantissimo tempo. Proprio per il suo valore e per la stima che ho di lui so che può fare molto di più. Anche per lui vale lo stesso discorso che ho fatto per Matteo: dopo otto stagioni di alto livello, un anno di calo è comprensibile. È vero: non è più nella top 50; ma per poco. Se giocherà bene le prossime gare e riuscirà a rientrarci, la sua stagione si potrà considerare buona; per ora non mi spingo oltre un 6.

Edoardo: una bella sorpresa
La stagione di Edoardo Molinari, invece, è stata molto positiva, considerando che arrivava da due infortuni. Edoardo ha avuto un anno e mezzo di problemi, è stato fermo per diverso tempo. È un giocatore che ha bisogno di allenarsi molto, perciò non mi aspettavo da lui una stagione di così alto livello. È 40º nella Race to Dubai, ha quasi vinto l’Irish Open e ha realizzato diverse top 10: la sua è stata una stagione molto buona. Molto più che sufficiente.

Ci sono anche loro
Anche i nostri azzurri sul Challenge non hanno brillato, nonostante diversi piazzamenti e tre giocatori nei primi 45 del ranking. Complimenti invece a Paratore, Tadini e Pavan che hanno preso la carta per il Tour. In Andrea credo molto, perché l’ho visto giocare; ma dovrebbe cambiare atteggiamento in campo, tranquillizzarsi e pensare più a fare punti e meno alla tecnica. Deve crescere a livello di concentrazione e imparare a giocare bene nei momenti giusti. Comunque stiamo parlando di sette giocatori sul Tour. Con questi numeri è difficile ogni anno rimanere al top. Non dovremmo dimenticarlo mai.

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