ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

A volte tornano, anche quando, nel pieno di una carriera gloriosa, sembravano spariti dai radar. Il tanto sospirato giorno di resurrezione è arrivato anche per Padraig Harrington, campione vero, vincitore di tre Majors (di cui due nel solo, trionfale 2008) ma “freezato”, cioè come congelato dalla sorte su quell’ultima vittoria al PGA Championship di sette anni fa.

Nella prosecuzione del lunedì, imposta dall’uragano che ha sconvolto venerdì scorso Palm Beach (pensate che dopo, nel rimettere a posto il campo, gli operai hanno dovuto sgomberare dai bunker allagati diversi alligatori e serpenti), l’irlandese vice-capitano nell’ultima Ryder Cup ha vinto l’Honda Classic al play off sul bravissimo rookie Daniel Berger. Alla seconda buca di spareggio, il par 3 della 17, messa la palla in green, ha visto il colpo dell’avversario annegare in acqua. Il par è bastato per il sospirato ritorno al trionfo.

La crisi del 44enne di Dublino era diventata uno dei grandi misteri del golf. Sul PGA Tour nel 2014 aveva mancato 9 tagli su 16 tornei,  ottenendo al massimo un top 25 e guadagnando in tutto l’anno appena 170mila dollari. In Europa non era andata meglio: 6 tagli mancati su 13, un 5° posto al Volvo Championship in gennaio, poi tanto grigiore. Lo ricordiamo malinconicamente tagliato anche all’Open d’Italia a Torino, con un +4 . Il 2015 in USA non era cominciato meglio: solo tre tagli passati nei primi 8 tornei.

Per tornare a sorridere, con quella simpatica dentatura da Bugs Bunny, sul durissimo campo di Palm Beach (che aveva visto uscire al taglio con identico score sia McIlroy che il nostro Chicco Molinari) ha avuto bisogno di imbucare il birdie da 5 metri all’ultima buca che gli è valso il play off. Ma anche lui, come molti altri, ha dovuto superare momenti molto critici in gara . Era in testa sul tee della 17, un par 3 di 170 metri (che l’avrebbe poi visto aggiudicarsi lo spareggio), quando ha spedito palla in acqua con relativo doppio bogey.

Di peggio aveva fatto Ian Poulter, anche lui in cerca di riscatto dopo tanto tempo. Al comando del leaderboard sul tee della 14, ha aperto enormemente il drive: acqua, drop poi ancora acqua, avendo colpito una palma col terzo colpo. Nuovo drop, e colpo che finisce a “uovo fritto” nel buker di green. Solo un up-and-down, con putt imbucato in discesa da circa 5 metri gli ha consentito di “limitarsi” a un triplo bogey. Per la cronaca, con un solo colpo in meno, Poulter sarebbe andato al play off con Harrington e Berger.

Fatti e misfatti del golf, che consolano noi “carrellanti” e ci accomunano ai supercampioni. Ve ne regalo un altro, ma a lieto fine, stavolta

Luke Donald, altro “missing in action” da lunga data, ha chiuso al 7° posto (non male per lui, di questi tempi) ma ha avuto un po’ d’aiuto dalla sorte. Alla 13, par 3 di circa 200 metri, ha agganciato tremendamente, andando a colpire il tetto di una casa. Rimbalzo felice e palla in fairway, ma a 140 metri dall’asta. Poi ferro al green e par salvato con una siringa da parecchi metri.

Insomma, succede di tutto anche a loro, non solo a noi.

Salutiamo dunque con piacere l’uscita di Harrington da lunghissimo tunnel della crisi. Con piacere e, aggiungo, con speranza: vero Matteo, vero Edoardo ? I periodacci finiscono. Datevi (e diamoci) coraggio.

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