ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

“Mi dai una Mulligan?”. “Gioco una Mulligan”…: nei nostri circoli si sente spesso nominare “la” Mulligan.

È una bella abitudine delle partite amichevoli, una tradizione del nostro sport, che poi ha sconfinato anche in altre discipline.

Una seconda palla, insomma, a “second chance”, da usare senza penalità per annullare un brutto tee shot.

Fa parte dello spirito più “social” e amicale del golf, come i putt “dati”; con la Mulligan i golfisti sono disposti a “perdonare” un errore al compagno di gioco, magari giunto di fretta sul tee di partenza.

Ovviamente le strette Regole del golf non la contemplano: in gara la Mulligan non è ammessa e accordarla significherebbe commettere una gravissima infrazione.

Ma, si sa, fra amici a volte ci si possono concedere licenze. A me la Mulligan sta proprio simpatica; perché la uso e la concedo volentieri in partita, ma, soprattutto, perché è poetica la sua storia.

L’odierno fast provider dell’informazione, Wikipedia, pur esprimendo un dubbio iniziale circa l’origine del nome, ne fissa l’origine negli anni Venti del secolo scorso, raccontando che un tale David Mulligan, facoltoso imprenditore alberghiero di origine canadese, dopo aver sbagliato il primo drive in una partita fra amici, senza tanto pensarci su decise di giocare un correction shot, giustificandolo con il fastidio alle mani per aver guidato a lungo su strade sconnesse per raggiungere in tempo il percorso.

Un po’ di malavoglia i compagni gli accordarono l’abbuono del primo drive.

Un’altra storiella dello stesso periodo parla di un Mulligan addetto agli spogliatoi che, quando poteva, raggiungeva di corsa il pro locale per una partita e aveva una seconda palla a disposizione sul tee per compensare l’impossibilità di un adeguato riscaldamento in campo pratica. Wikipedia riprende la versione della USPGA: ma, si sa, gli americani so’ americani, e tendono all’egemonia; e il web non fa altro che ripetere e amplificare acriticamente.

A me risulta, per lunga tradizione orale, una storia diversa.

Molto tempo fa quattro amici scozzesi, già un po’ avanti negli anni, avevano la consolidata abitudine della partita settimanale.

Nessun agonismo particolare, solo il piacere di ritrovarsi e dedicarsi allo sport preferito; al massimo, una birra insieme alla fine o, nelle giornate di vento freddo, uno scotch.

Comunque, il miglior giocatore fra loro era un tal Sean Mulligan, simpatico e bonario. Purtroppo proprio Mulligan fu il primo dei quattro a lasciare questa terra, prematuramente chiamato nei Campi Elisi. Gli amici, rimasti in tre, continuarono a ritrovarsi, ma non si davano pace per la dipartita dell’amico.

Fu così che, in suo omaggio, “they started to play one for Mulligan”, per continuare a far partecipare al match l’amico scomparso, soprattutto per riparare i colpi sbagliati.

Qualunque sia la vera origine della Mulligan, a me piace scriverla con la maiuscola e pensare a Sean e ai suoi amici.

Buon golf! Con o senza Mulligan.

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