ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Jordan Spieth ha talento da vendere e il carattere giusto per sfondare. Che sia lui il prossimo Tiger Woods?

Vi è mai capitato di sentir parlare molto bene di un giovane atleta, di vederlo giocare e di pensare: “Mamma mia, questo è davvero un predestinato”?
Ricordo qualche anno fa, quando stavo guardando in tv una partita di una delle mie squadre preferite: il Manchester United. A Old Trafford i diavoli rossi incontravano il Bolton. Al 16mo del secondo tempo, sul punteggio di 1 a 0 per l’United, entra in campo un ragazzino longilineo con le meches, un po’ di acne e l’atteggiamento di chi pensa di essere il più forte. Risultato finale: Manchester United 4 – Bolton 0 e premio di “man of the match” al giovane esordiente, Cristiano Ronaldo. Il resto, come si dice in questi casi, è storia.

Ho avuto la stessa sensazione vedendo giocare Jordan Spieth al Masters e poi, il mese scorso, al Players Championship. La leggerezza con la quale si è imposto ai vertici del golf mondiale, la serenità con la quale ha assorbito la pressione di competere per la vittoria e la maturità con la quale legge le situazioni di gioco rendono quasi obbligatorio pronosticare al ragazzo una carriera formidabile. Un paio di statistiche interessanti: Jordan ha giocato le prime 58 buche del Players a Sawgrass (avete presente la difficolta del campo?) senza fare bogey, mentre le buche giocate senza i “maledetti” tre putt sono state (non sto scherzando!) 123. Miglior rookie nel 2013 è passato, in un anno, da 807mo a numero 10 del ranking mondiale. A soli 20 anni. È affascinante osservare il rapporto professionale che lo lega al suo caddie ed ex maestro elementare Michael Greller. Con lui, prima di ogni tiro, analizza la situazione, sceglie tipo di colpo e bastone e poi, con grande freddezza, esegue. In gergo militare, questa tecnica è chiamata OODA: Osserva, Orienta, Decidi, Agisci. Se anche noi dilettanti avessimo la lucidità, prima di estrarre il bastone dalla sacca ed eseguire il tiro, di ragionare un po’, sicuramente giocheremmo un golf migliore!

Quando a Tiger hanno chiesto di quale tra le sue qualità andasse maggiormente fiero ha risposto: “consistency”, che in italiano, nel linguaggio sportivo, si traduce in solidità, costanza, continuità. In altre parole, la capacita di esprimersi al massimo delle proprie possibilità non solo nelle grandi occasioni ma ogni volta che si scende in campo. E per farlo, il talento, che pure è fondamentale, non basta. Ci vuole anche il carattere. Il talento ti permette di vincere, ma è il carattere che ti fa vincere ancora. Il giocatore di talento (scrivo da allenatore) vince una partita, il giocatore di carattere vince il campionato. Perché non c’è efficacia senza disciplina e non c’è disciplina senza carattere. Quello di Tiger Woods e di Jordan Spieth.

A fine maggio si è disputato a Wentworth, vicino a Londra, il BMW PGA Championship. Il nostro Matteo Manassero, campione in carica, non è purtroppo riuscito a passare il taglio. Ha vinto, grazie a un ultimo giro da urlo, Rory McIlroy. Il giovane nord irlandese durante la conferenza stampa del mercoledì che precede l’inizio del torneo aveva annunciato al mondo, con profonda tristezza, la fine del rapporto con la fidanzata e promessa sposa, la bella tennista Caroline Wozniacki. Tutti a consolarlo, naturalmente, a sussurrargli parole di conforto, a dirgli che sì, è dura, ma poi un giorno passerà. E lui che fa? Con un crescendo impressionante annichilisce gli avversari e, in rimonta, trionfa, portandosi a casa la coppa.

Meditate, amici golfisti, meditate…
E buon gioco a tutti.

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