ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Dallas, 22 Novembre 1963. John Fitzgerald Kennedy, 35esimo Presidente degli Stati Uniti d’America, muore in un attentato mentre, a bordo della limousine presidenziale, attraversa la città. Un giorno rimasto indimenticabile nella storia americana e mondiale, per il simbolo che John Kennedy rappresentava e per il “grande sogno infranto”.

Presidente democratico, cattolico e grande difensore dei diritti civili, Kennedy, come tanti altri suoi predecessori e successori, era anche un appassionato golfista. Amava fuggire dall’Ufficio Ovale, per passare il poco tempo libero sui percorsi, in compagnia dell’amico Benjamin Bradlee, giornalista del Washington Post, divenuto poi famoso per il caso Watergate.

Bradlee, oggi 92enne, lo ricorda così: “Era competitivo in maniera infernale e aveva semplicemente un bellissimo swing. Il 15 settembre del 1963 al Newport Country Club, colpii probabilmente il drive più lungo della mia vita. Kennedy, alla vista di un colpo così lungo e perfetto mi disse: – Benji, non ho mai visto nessuno tirare così a questa buca. Devi essere affamato! -. Fu l’ultima volta che giocammo insieme”.

Il golf per i Kennedy era una tradizione di famiglia, forse proprio grazie alle loro origini irlandesi. Il padre di John, Joseph (Joe) iniziò a giocare nei primi anni del ‘900. Nel 1920 venne respinto da un circolo vicino a Boston che metteva in atto il cosiddetto “principio  NINA”: No Irish Need Apply. Quindi Joe e la moglie Rose Fitzgerald si spostarono nel club Hyannisport, dove i loro figli crebbero giocando a golf.

Durante la guerra, JFK subì un grave infortunio alla schiena, che lo costrinse ad allontanarsi dai campi da golf. Fu grazie a sua moglie Jacqueline (Jakie) se ricominciò a giocare. Jakie, infatti, nel 1961 iniziò a prendere lezioni dal giovane professionista Tom Niblet, nel golf di Hyannisport frequentato ormai da oltre quaranta anni dai Kennedy.

Nell’agosto del 1961 Niblet conobbe anche il presidente Kennedy, e di lì a poco JFK divenne un assiduo frequentatore del circolo. Nella sala sacche vi era addirittura un telefono collegato direttamente con la Casa Bianca. Era sempre il Presidente in persona a chiamare: se i tee time erano liberi, Kennedy, sempre accompagnato dagli uomini dei servizi segreti, arrivava con in mano una maglietta, la sua sacca e le scarpe. Si cambiava nella sala sacche, senza passare dalla Club House… e via a giocare!

Un sabato pomeriggio Kennedy arrivò al golf con un vecchio amico, Chuck Spalding. Dopo essersi cambiato, disse a Niblet di prendere i suoi bastoni per andare a fare qualche buca insieme. Sul tee della buca uno sia Niblet che Spalding, tirarono il drive a 220 metri di distanza. Kennedy, invece, prese il legno 5 e si accontentò di appena 160 metri. Il presidente ridendo, così affermò: “Non ho mai voluto essere un gran tiratore. Mi piace invece essere in mezzo a grandi tiratori”.

Niblet, oggi 83enne, era impressionato dal gioco di JFK e così ama ricordarlo: “Ero a conoscenza dei suoi problemi alla schiena e del busto che indossava, ma nonostante questo il suo swing era ritmico e dolce. Sapeva bene come doveva essere effettuato un colpo da golf: era un gran giocatore”.

Dopo un’ ora e venti di gioco, avevano già finito le prime nove buche e, finite poi tutte le 18, Niblet ringraziò il presidente per averlo invitato a giocare e per aver trascorso del tempo insieme. Anche Kennedy lo ringraziò, affermando: “Giocheremo insieme tante altre volte”. Era il 17 agosto 1963. Ma fu la prima e ultima volta.

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