ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Sin dai tempi di Mao Zedong, la Cina e il golf non sono mai stati in buoni rapporti. Il vecchio statista cinese lo definì uno sport da milionari e l’amore non scoppiò mai, anzi iniziò una vera e propria guerra. La super potenza asiatica ha anche recentemente vietato ai membri del partito comunista di giocare a golf e di diventare soci nei club del paese. Ma i divieti e la messa al bando di questo sport, così tanto odiato, non sembrano esser finiti qui.

Nonostante le rassicurazioni della scorsa primavera da parte del governo cinese, pronto a un atteggiamento più morbido verso il golf, proprio ieri è stata annunciata la chiusura di ben 111 percorsi. La motivazione si cela all’interno di una nuova campagna a protezione dell’ambiente, del territorio e delle risorse d’acqua. I lavori per un nuovo percorso di 18 buche sono stati interrotti, così come sono stati cancellati i progetti per la costruzioni di 47 nuovi club.

Ma nonostante la realizzazione di nuovi campi fosse diventata illegale già a partire dal 2004, il numero degli stessi si è triplicato. Gli architetti e gli sviluppatori avevano infatti “preso il vizio” di definire i loro progetti come “parchi” o “residence familiari” per avere così l’approvazione del governo, cambiando poi le carte a lavori iniziati.

E un altro dato, che ha dell’incredibile, è la continua crescita della scuola giovanile cinese, con più di 10.000 nuovi golfisti. Insomma, quasi una carboneria golfistica, che nonostante i divieti, si è data da fare  … Chissà se, vedendo questi numeri e analizzando le entrate annuali del paese grazie ai tornei organizzati sul suo territorio, il governo cambierà idea.

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