ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Dopo cinquant’anni, ecco finalmente il disgelo. Era il 1959, in piena Guerra Fredda, quando Fidel Castro, Ernesto Che Guevara e un gruppo di rivoluzionari riuscirono a rovesciare la dittatura di Fulgencio Batista, alleato di Washington, prendendo il potere a Cuba.  Da quel momento le relazioni tra Stati Uniti e Havana divennero complicate e tese, sul filo del conflitto. Castro divenne il nuovo dittatore e nel 1960 decise di allearsi con l’Unione Sovietica, stipulando nuovi accordi commerciali.

In tutta risposta, Kennedy fermò l’importazione di zucchero da Cuba e il 17 aprile del 1961, un giorno dopo l’annuncio di Castro di voler creare il primo Stato socialista dell’America Latina, gli Stati Uniti tentarono di organizzare una contro rivolta con lo sbarco della Baia dei Porci, ma fallirono. Iniziò così una guerra diplomatica, fatta di embarghi e di minacce, che sfiorarono persino la terza Guerra Mondiale, con la crisi dei missili di Cuba del 1962. Nonostante l’accordo raggiunto tra John Fitzgerald Kennedy e Nikita Krusciev, i rapporti tra Stati Uniti e Cuba continuarono a essere critici.

Fino al 2008, quando cominciò la svolta: Fidel Castro si dimise, lasciando il potere al fratello Raul, un po’ più diplomatico e permissivo. E ora, grazie a un nuovo Papa ‘buono’ e determinato, il muro tra Stati Uniti e Havana è finalmente crollato, lasciando grande speranza per il futuro del paese e anche per il futuro del golf. Sì, il golf, uno sport che non è mai riuscito a svilupparsi completamente a causa di Fidel. Il dittatore cubano sapeva bene che gli Stati Uniti, suo nemico per eccellenza, era un paese di golfisti, ma sopratutto, di Presidenti golfisti.

La rivoluzione di Castro fu portata a compimento quando nello studio ovale c’era uno dei più appassionati presidenti golfisti d’America: Dwight D. Eisenhower. E la crisi tra i due paesi continuò con John Fitzgerald Kennedy alla guida della Casa Bianca, considerato da molti un grande giocatore. Fidel, invece, aveva un’idea ben diversa del golf: lo considerava uno sport per ricchi borghesi capitalisti e trasformò i due percorsi presenti nel paese in una scuola militare e in una scuola d’arte.

Nel 1961, qualche mese prima della Baia dei Porci, decise di invitare l’amico Ernesto Che Guevara a giocare insieme un match di golf. Fu una sfida principalmente mediatica, volta a contrastare l’immagine di Kennedy: Castro voleva infatti dimostrare alla stampa, che sarebbe stato in grado di battere a colpi di golf il Presidente Americano. Il match si svolse al “Colinas” e vi parteciparono i due caddie, due ufficiali e il fotografo di Castro, Alberto Korda, che aveva il compito di immortalare le “straordinarie” doti golfistiche del dittatore.

Alla fine del match, Castro confermò ai giornalisti, rimasti in Club House, di avere le carte in regola per battere Kennedy. Ma la verità era un’altra. La sfida aveva avuto il peggiore degli epiloghi: Che Guevara vinse il match con 127 colpi contro i 150 di Castro. Dopo questo curioso episodio, il golf continuò a essere considerato uno sport da borghesi capitalisti e non riuscì mai a crescere come avrebbe potuto.

La Havana Golf Club, un piccolo percorso di nove buche, rimase il solo presente sia nella capitale cubana che nel paese. Non ricevendo aiuti economici dallo Stato, il piccolo circolo doveva arrangiarsi come poteva per riuscire a mantenersi. Le bandiere venivano realizzate con canne di bambù per l’asta e stracci per il drappo.

Non c’erano neppure i classici paletti delle distanze: i metri venivano scritti con la vernice sugli alberi. Da ultimo, la manutenzione del campo è stata davvero scarsa. I due percorsi disegnati da Donald Ross scomparvero. E Cuba divenne un paese privo di campi da golf. Il segno di crescita e sviluppo arrivò vent’anni fa con la costruzione del Varadero Golf Club sull’omonima penisola turistica. Disegnato dal canadese Les Furber, il percorso, che ha l’antica abitazione Xanadu come Club House, ospitò lo European Challenge Tour Grand Finals sia nel 1999 che nel 2000.

E ora la rivoluzione è già in atto. A inizio 2014 la compagnia statale, Grupo Palmares, e la compagnia inglese, Esencia Hotels and Resorts, hanno firmato un progetto per la costruzione di un nuovo percorso a Varadero, che includerà duemila Real Estates e un centro commerciale. Ma questo è solo l’inizio. Nasceranno tre nuovi percorsi vicino all’Havana, due sostenuti dalla Spagna e uno dalla Cina. Ma il grande progetto è quello di realizzare altri nove campi,  tra il 2018 e il 2019, nel sud del paese. La prima destinazione sarà Rancho Luna a Cienfuegos, che ospiterà sei percorsi da 18 buche, circondati da alberghi, appartamenti e ville.

La seconda destinazione sarà a Playa Ingles, vicino a Trinidad, dove saranno costruiti gli altri tre percorsi da 18 buche. Con la caduta del muro virtuale tra Stati Uniti e Cuba, gli appassionati golfisti cubani, e non, possono finalmente sperare in un nuovo grande futuro per il golf… Anche perché, proprio un golfista potrebbe rappresentare il futuro della Repubblica Cubana: Antonio Castro, il settimo dei nove figli di Fidel. Il paese ha finalmente tutte le carte in regola per diventare una meta ambita per il turismo golfistico, aspirando anche di ospitare importanti tornei del Tour.

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