ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Ambizione, coraggio, voglia di migliorare, con abnegazione e dedizione al lavoro, per trasformare il talento in vittorie.

Sono gli ingredienti per sviluppare i progetti di crescita degli atleti di interesse nazionale che il nuovo Direttore Tecnico della FIG Gian Paolo Montali chiede ai tecnici federali, da quando ha assunto questa nuova carica.

L’obiettivo è fissato a lungo termine, passa attraverso una serie di iniziative che devono, con la tappa intermedia delle Olimpiadi di Tokyo 2020, far crescere il movimento fino ad arrivare alla Ryder Cup di Roma 2022 “con il maggior numero possibile di atleti azzurri all’interno della squadra europea”.

Un obiettivo che non deve spaventare, perché il materiale umano a disposizione di tutti i tecnici federali è certamente di alto livello, anche se richiederà un lavoro imponente: «Il lavoro non mi e non ci deve spaventare», afferma Montali.

«Nella mia carriera sono sempre stato abituato a lavorare a testa bassa per dei grandi obiettivi e lo faccio anche questa volta, perché me lo ha chiesto il Presidente Chimenti, perché me lo ha chiesto il Consiglio Federale.

Se devo essere sincero ne avrei fatto anche a meno, vista la grande mole di lavoro che comunque ho dovuto affrontare in merito al Progetto Ryder Cup…».

 

A maggior ragione se si considera che in molti si chiedono come un tecnico della pallavolo e dirigente di squadre di calcio possa essere il nuovo direttore tecnico della FIG.

Ma, infatti, il mio compito non è quello di dettare linee tecniche, ma quello di organizzare e pianificare. Mi affiderò ai nostri tecnici per quel che concerne le scelte di lavoro, le convocazioni e tutto ciò che attiene alla tecnica, perché questa è la mia mentalità. In merito alla programmazione, la gestione delle organizzazioni e la pianificazione, credo di avere una grande esperienza ed è questa esperienza che ho maturato in grandi società che metterò a disposizione della Federazione.

 

Quindi, quali sono le linee guida dalle quali il nuovo settore tecnico della FIG non potrà prescindere?

La prima cosa che ho cercato di fare, nelle prime riunioni che abbiamo avuto con i tecnici, è stata quella di ascoltare e di cercare di capire quale sia stato il modello organizzativo utilizzato fino a questo momento. Ora, con calma e in punta di piedi, sto cercando di portare la mia filosofia. Purtroppo nella mia vita sportiva mi sono sempre e solo cimentato per vincere, per arrivare primo, per essere il migliore; quindi ora, passo dopo passo, sto cercando di apportare una serie di cambiamenti finalizzati a raggiungere alcuni obiettivi: intanto, il primo è quello di utilizzare questo progetto Ryder Cup per costruire una nuova generazione di giocatori. Non dovremo utilizzare questi undici anni del progetto solo per organizzare tornei, ma dovremo cercare di valorizzare il talento che già abbiamo e cercare di trasformare questo talento in modo da portare sui tour maggiori quanti più giocatori possibili. Per arrivare a questo risultato servirà lavorare per arrivare a selezioni basate su analisi oggettive. Solo così potremo arrivare ad avere tanti pro in lotta per risultati di prestigio nei tornei più importanti e nostri giocatori di nuovo in Ryder, passando attraverso i Giochi Olimpici di Tokyo, dove dovremo cercare di lottare per raggiungere una medaglia sia nel settore maschile sia nel settore femminile. Le linee guida che dovremo seguire sono quelle di basare tutto il lavoro su alcune caratteristiche che fanno di un atleta un fuoriclasse: meritocrazia, qualità, ambizione, valorizzazione del talento. Un altro aspetto che non dovremo mai dimenticare è quello legato all’importanza di indossare la maglia azzurra. I nostri ragazzi dovranno vestire la divisa della nazionale con orgoglio e rispetto. Non dimentichiamo che nel golf non esistono società sportive; il sistema di sviluppo è molto diverso da tutti gli altri sport. Lo sviluppo e la crescita dei giocatori sono gestiti e pagati quasi esclusivamente dalla Federazione, quindi giocare per la maglia azzurra deve diventare un privilegio e un obiettivo da raggiungere, che deve essere perseguito mettendo in campo un’ambizione sfrenata.

 

Sono obiettivi veramente ambiziosi, al limite del temerario.

La prima cosa che ho voluto fare è stata rimettere i tecnici al centro del progetto: saranno loro gli unici deputati a prendere decisioni. La mia idea è quella di valorizzare al meglio la loro professionalità e le loro capacità: a iniziare dai tre commissari tecnici (Massimo Scarpa, per le squadre nazionali professionisti; Alberto Binaghi, per le squadre nazionali dilettanti maschi; e Roberto Zappa, per le squadre nazionali dilettanti femmine. Ndr), per arrivare a tutto il gruppo dei loro collaboratori. Ho trovato staff molto coesi e preparati e su di loro la FIG conta moltissimo. Sarà loro la responsabilità di ogni singola decisione sulle Nazionali, senza nessuna prevaricazione dirigenziale; ma dovranno lavorare al meglio soprattutto sulla qualità, più che sulla quantità, creando quella giusta competizione (anche interna ai gruppi) che consente di progredire e raggiungere grandi risultati. Credo che la base di partenza sia molto valida, ma adesso dobbiamo mettere ancora più energia nella valorizzazione del talento e delle qualità – non solo tecniche, ma anche caratteriali – degli atleti. Negli sport individuali, nel golf in particolare, l’atteggiamento, il comportamento, la tenacia, la sagacia, l’ambizione valgono tanto quanto la tecnica. Valorizzare queste particolarità del carattere serve a formare i Numeri Uno del futuro di questo sport.

 

Questo è apparentemente il problema più grande da affrontare e da gestire, sia per gli atleti stessi, sia per i tecnici, visto che pur allenandosi in gruppo il golf resta uno sport individuale e quando i momenti contano ci si trova da soli a combattere per scalare le classifiche. Come crede che si possa gestire al meglio questa criticità?

Con lo scambio continuo di informazioni e la condivisione dei progetti di lavoro tra tutti gli allenatori di tutte le Nazionali: una collaborazione totale tra settore dilettantistico e settore professionistico. Questa, peraltro, non è l’unica criticità. Un altro passaggio molto complicato è quello dal dilettantismo al professionismo. I nostri atleti a livello dilettantistico sono tra i migliori d’Europa e lo hanno anche dimostrato con numerose vittorie internazionali negli ultimi anni. Poi, quando passano pro, tutto diventa più difficile, per una serie di motivi a livello sia agonistico sia logistico. Dobbiamo preparare i nostri atleti a questo salto: dobbiamo dare loro gli strumenti per avere il giusto atteggiamento di fronte alle avversità. Dovrà essere tutto studiato in maniera scientifica per creare giocatori di successo. Solo con questo tipo di lavoro avremo la possibilità di costruire dei giocatori che la gente possa identificare come delle icone sportive, dei personaggi da guardare con ammirazione per le loro capacità tecniche, per i loro successi e per il loro comportamento esemplare. Abbiamo già dei giocatori di questo livello: Francesco ed Edoardo Molinari, Matteo Manassero sono campioni di questa pasta, capaci di vincere ed essere di esempio; Renato Paratore, sono certo, presto otterrà grandi successi; abbiamo alcuni giovani neo-professionisti e anche qualche dilettante che hanno nel sangue questo gene. Dobbiamo solo metterli nelle migliori condizioni possibili per esprimere le loro grandi qualità. Anche in campo femminile abbiamo delle giovanissime atlete che possono diventare delle campionesse di primo piano; senza far torto a nessuno ma Letizia Bagnoli e Roberta Liti, le ultime due in ordine di tempo a vincere, una in Portogallo, l’altra negli Stati Uniti, hanno qualità e potenzialità enormi. Tra l’altro, uno dei riconoscimenti più belli che la FIG potesse ricevere sta nelle parole di Roberta Liti, dopo la vittoria al Ping/ASU Invitational di Phoenix in Arizona: “Per questo successo devo tutto alla FIG”, ha affermato questa giovane atleta uscita dai nostri settori giovanili. Questo è il premio per un lavoro che la Federazione ha sempre fatto sui giovani. Il nostro impegno sui giovani sarà sempre maggiore, dunque. E gli investimenti che la FIG fa sui giovani continueranno a essere cospicui, perché la parte agonistica è fondamentale per la nostra crescita. Lavoreremo e investiremo senza sosta su tutti i settori, compreso quello dell’inclusione sociale, perché crediamo moltissimo anche nei progetti legati al golf per disabili».

 

Un impegno dunque a 360 gradi che, di recente è stato riconosciuto anche da un importante partner commerciale come Infront. Quel contratto milionario, ora, vi fa essere un po’ più sereni anche in chiave Ryder Cup?

Se una grande azienda con sede in Svizzera e capitali cinesi, leader mondiale nel settore commerciale e dei diritti tv, decide di investire sulla Federazione Italiana Golf, significa che il nostro è un mondo destinato a crescere in maniera esponenziale. Dovremo sfruttare questa opportunità per creare una nuova generazione di giocatori vincenti e migliori.

 

A proposito delle buone notizie sulle garanzie economiche per la Ryder Cup arrivate da Infront e Governo, adesso il futuro è più limpido?

Si è concretizzato un anno di lavoro nel quale abbiamo tenuto duro: non abbiamo mai mollato. Sono stati mesi difficilissimi, nei quali abbiamo comunque sempre creduto di poter arrivare alla fine con un risultato positivo. Per la buona soluzione di questo problema dobbiamo ringraziare, io personalmente, ma anche a nome del presidente Franco Chimenti, il Ministro dello Sport, Lotti, e il presidente del CONI, Malagò. Se nei prossimi undici anni avremo la possibilità di portare a compimento i progetti di cui vi ho parlato, potremo far crescere nuovi atleti vincenti, sarà proprio grazie anche a questo lavoro di squadra che abbiamo fatto in questi ultimi mesi.

 

Il primo appuntamento di questo nuovo percorso è già dietro l’angolo ed è il Rocco Forte Open al Verdura Golf Resort, in Sicilia. Una gara dello European Tour che giochiamo in casa e che crede potrà darci dei buoni risultati?

Avremo nel field tantissimi italiani, dai più esperti come Edoardo Molinari e Matteo Manassero, ai più giovani come Enrico Di Nitto o Guido Migliozzi, senza dimenticare anche lo spazio per alcuni dilettanti come il Campione Europeo, Luca Cianchetti. Una grande opportunità per i nostro golf e sono certo che lotteremo per vincere. E poi sarà una grande occasione promozionale per tutto il movimento. Abbiamo anche in programma un evento celebrativo per inaugurare questo nuovo corso: il primo tee-shot verrà giocato nella valle dei Templi ad Agrigento. Sarà un momento speciale e molto suggestivo.

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