Augusta, 9 aprile 2019

Da caddie di suo fratello Edoardo nel 2006 a protagonista, oggi, nell’enorme sala conferenze riservata solo ai protagonisti: il rapporto tra Francesco Molinari e il Masters è cambiato radicalmente e tutto, o quasi, grazie a quello strepitoso 2018 e a questo non meno ruggente inizio del ‘19.

È la prima volta che Chicco è sotto i riflettori, qui all’Augusta National, dove finora il suo miglior risultato è un 19esimo posto e molti colleghi stranieri gli chiedono di raccontarsi un po’. Episodi e dettagli arcinoti da noi, ma quasi nuovi per gli altri.

Un italiano a livelli così incredibilmente alti fa notizia e suscita curiosità. Francesco non dimentica Costantino Rocca, nel rispondere a chi gli chiede come abbia potuto un ragazzo italiano coltivare e realizzare sogni così ambiziosi.
“Costantino è stato la fonte di ispirazione per me e per la mia generazione di golfisti. E spero di poterlo essere io per i ragazzi di oggi. Ma il golf italiano cresce a livelo internazionale e avete visto qui Caterina Don piazzarsi dodicesima nel Women’s Amateur.”

Francesco racconta del lavoro meticoloso svolto in tutti gli ultimi anni per fare il salto di qualità : “Ho imparato un po’ da tutti i miei coach e piano piano ho migliorato tutti i settori del gioco. Ho curato e migliorato ogni altro aspetto, dalla preparazione fisica all’alimentazione. Con i miglioramenti nel gioco ho acquisito fiducia e sono arrivate le vittorie. E poi, naturalmente, vincere aumenta la fiducia innescando una specie di circolo virtuoso.”

Il campo, oggi, è chiuso, per preservarlo dalla pioggia incessante che, dall notte, non ha mai smesso di cadere, ma ieri lui, come gli altri, aveva fatto il suo primo giro di prova:

“Qui il tee shot è importante sì, per non finire in zone strane, ma non determinante. Molto più importanti sono i colpi al green.”
C’è molta curiosità per la nuova buca 5, portata a 495 yards, 40 più di prima quando già risultava la sesta più difficile del percorso:
“Era già dura prima, quando di secondo si doveva tirare un ferro 7; adesso serve un ferro 4. Una bella sfida.”

 

 

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