Augusta,12 aprile

Un vero maestro della nostra professione non me ne vorrà, o forse dall’alto si compiacerà, se per raccontare quali speranze susciti il secondo, impeccabile giro di Molinari al Masters che lo ha proiettato al primo posto con altri quattro, recupero un titolo memorabile che lui estrasse dal cilindro della sua creatività. Era il giugno del ‘70 e la Nazionale di calcio, battuta la Germania con lo storico 4-3 allo stadio Azteca di Città del Messico, si era qualificata per la prima sua finale mondiale del dopoguerra, dove l’aspettava il Brasile di Pelé. Quella domenica, il Corriere dello Sport diretto da Antonio Ghirelli (è lui il maestro in questione e ce ne fossero oggi…) titoló a tutta pagina: “Zitto cuore, zitto, non illuderci”. Era la sintesi geniale di ciò che tutti noi tifosi di allora pensavamo, temevamo, sognavamo. E non troverei espressione migliore, oggi, per descrivere l’attesa che un grande Chicco sta facendo lievitare in tutti noi appassionati italiani di golf. Naturalmente è presto per sognare, siamo solo a metà strada. Ma l’autorevolezza con cui ormai Francesco si muove lungo i fairway dei tornei più importanti del mondo autorizza qualsiasi speranza. 70 con un solo bogey alla 11 il primo giorno; 67 con cinque birdie e nessuna sbavatura il secondo. E non è nemmeno l’assenza di bogey (che già lo trascinò alla vittoria a Carnoustie con un week end senza macchia) ad esprimere la qualità del suo gioco. Più ancora è significativo che in 18 buche su questo campo che non perdona l’imprecisione, Chicco non abbia mai dovuto effettuare un colpo di recupero, non essendo mai finito fuori linea. Solo alla 13, il primo par 5 delle seconde, ha colpito un albero ma un buon rimbalzo, pur impedendogli ovviamente di attaccare il green con il secondo, gli ha consentito un comodo lay up non trasformato in birdie solo per un approccio insolitamente corto da posizione favorevole. Per il resto, per tutta la giornata, palla in pista e attacco alle bandiere. E qui, dall’agressività dei suoi secondi colpi, si intuisce che ormai Chicco non si accontenta più. Non cerca il centro del green nemmeno quando l’asta è nascosta in fondo. E infatti, in almeno quattro occasioni, finito un po’ lungo, ha dovuto ricorrere agli scramble, approccio e un putt, per completare l’opera, ma senza mai pagar dazio. Nemmeno alla 18, quando, al termine del suo miglior giro di sempre qui al Masters, ha attaccato troppo, col vento a favore, ritrovandosi in cima con l’asta corta e una discesa-toboga da far paura. Il vecchio Molinari, forse, avrebbe tremato un po’, temendo i tre putt e l’unico neo di giornata. Il nuovo ha trovato ritmo e linea ideali, salvando il par e costringendo alla standing ovation molti spettatori americani appollaiati sulle loro tipiche sedioline verdi.
È presto, appunto e, tornando al parallelo con il calcio evocato da quello storico titolo di giornale, sappiamo anche come andò a finire quell’avventura messicana. Ma quel Brasile era troppo forte anche per la Nazionale del miracoloso 4-3 alla Germania, mentre qui, pur essendoci campioni straordinari, il Molinari del nuovo corso inaugurato nel 2018 e già prolungato sul ‘19, ha tutto il diritto di non sentirsi inferiore ad alcuno. Chicco occupa il primo posto in coabitazione con Jason Day, Brooks Koepka, Adam Scott, Louis Oosthuizen: tutti campioni veri, tutti vincitori di Major. Non solo, appena un colpo sotto c’è Tiger che non s’è arrampicato pure lui in vetta solo perché il possibile birdie da distanza ravvicinata si è arenato sul bordo della buca sia alla 17 che alla 18. Dunque un Tiger tornato più che competitivo, autore di un 68 di giornata che gli ha lasciato perfino l’amaro in bocca. A -6, con lui, una coppia di altri fenomeni come Dustin Johnson e Xander Schauffele oltre al sudafricano Harding, la vera sorpresa. Era n.712 del mondo un anno fa ma è approdato fra i primi 50 vincendo in Qatar e infilando tutta una serie di piazzamenti, compreso il secondo posto nel recente Kenya Open vinto dal nostro Migliozzi.
Insomma, la strada è ancora molto lunga e affollata di rivali di profilo altissimo. Poi, come al solito, si deciderà tutto sulle ultime buche della domenica. Ma un Molinari così può arrivarci da protagonista assoluto. E appunto: zitto, cuore, zitto. Non illuderci.

Un tackle scivolato su Tiger

Quando, alla vigilia, avevo parlato del meteo come un fattore da non trascurare, data la grande variabilità del periodo, non immaginavo che proprio le conseguenze della forte pioggia caduta di prima mattina e tornata nel secondo pomeriggio (in mezzo, per tutto il giro di Chicco, tanto sole e caldo) rischiassero di togliere di scena nientemeno che Tiger Woods. Accade, alla 14, che Tiger, finito tra gli alberi, debba inventarsi un colpo dei suoi per aggirarli e trovare il green. Attorno, a pochi passi, la solita folla oceanica. Appena la sua palla guadagna il centro green, il pubblico impazzisce e un marshall, per correre a bloccare i tifosi, scivola sul fango e finisce con un classico, involontario tackle sulla caviglia destra del campione. Il quale per un po’ zoppica e cerca di sciogliere la caviglia colpita, poi imbuca da lontano il birdie e, probabilmente se ne dimentica. Il marshall, completamente infangato, tira un sospiro di sollievo. Ha rischiato di passare alla storia come il killer che tolse di scena Tiger impegnato nella caccia al suo 15esimo major.

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