Augusta, 11 aprile

La rivoluzione in classifica scoppia alla fine della prima giornata, soleggiata oltre ogni previsione. Viene dagli ultimi team sulle ultime buche e comunque, in generale, sulle seconde nove. La scatenano Koepka, partito per ultimo, Mickelson penultimo e De Chambeau al via nel terzultimo team. Impressionanti, tutti e tre. Koepka a metà giro era su un normalissimo -1 ma poi ha infilato cinque birdie in sei buche dalla 10 alla 15, con uno splendido -2 nell’Amen Corner. È l’uomo dei Major: ne ha vinti due degli ultimi tre (solo Chicco ha interrotto la serie) e ha saltato il Masters ‘18 per l’infortunio al polso. Ha la più alta percentuale nel rapporto tra vittorie e partecipazione ai Major, dato che nel 2013 era ancora sul Challenge e vinceva alla Montecchia. Sembrava indebolito dalla perdita di 10 kg al termine di una dieta un po’ estrema (per sua stessa ammissione). A quanto pare, il problema è superato. Anche De Chambeau ha messo a ferro e fuoco le seconde: 6 birdie e un bogey dalla 12 alla fine gli hanno consentito di affiancare Koepka al vertice con un intimidatorio 66 (-6). Ma anche l’Inossidabile (Mickelson) ha firmato la sua impresa. L’Amen corner sembrava averlo affondato: bogey 10 e 11 ad annullare il -2 di metà strada. Ma dalla 12 in poi cinque birdie anche per lui, con ciliegina finale rappresentata dall’approccio dato sull’ultima e terzo posto a un solo colpo dai giovani leader, con una lunghezza di vantaggio su due da maneggiare con estrema cura come Dustin Johnson e Poulter.

Molinari, un bel finale

Anche per Chicco è arrivato lo zuccherino sulla 18, con birdie imbucato non banalmente dopo solito, splendido colpo al green. Dopo tre quarti di giro un po’ vecchio stile, cioè con regolarità straordinaria ma poca efficacia sul green, un bogey alla 11 (l’unico di giornata) sembrava averlo condannato alla normale amministrazione di una volta, pareggiando il solo birdie fin lì ottenuto, sul par 5 della 2 con un approccio esemplare da una quarantina di metri. Alla 11 è finito in acqua col secondo colpo, riuscendo brillantemente a limitare i danni con approccio e putt non scontato.
Il nuovo Molinari, però, non sembra rassegnarsi più a un’aurea medianitá (non mediocrità: quella non c’è stata mai). Birdie al par 5 della 15 e chiusura, come detto, in bellezza a riguadagnare un 11esimo posto che non dispiace.
“È stato un buon giro – ha commentato alla fine – in cui ho sprecato qualche occasione di troppo per il birdie dalla 6 alla 8. Ma sono stato sempre in controllo del gioco, tranne auell’unico errore alla 11 che, complice anche il vento, ha spedito la palla in acqua e mi è costato l’unico colpo perso del giro.
I green inizialmente erano un po’ più lenti del solito per la pioggia dei giorni scorsi, poi gradatamente hanno cominciato ad asciugarsi. Ma quasi mai il giovedì i green sono al massimo della velocità.”
Il birdie finale ha rispedito Chicco nella casa affittata per tutta la famiglia con un umore diverso e decisamente più positivo. Sarà importante ripartire con un tranquillizzante vantaggio sulla zona-taglio che dovrebbe attestarsi attorno al +1. Ci sono veri fuoriclasse come Rose e Spieth (+3) o come Paul Casey, addirittura sprofondato con un 81, che non hanno sicuramente dormito sereni dopo la gara.

La Tigre è in caccia

Arrancando al seguito di Chicco per tutte le prime 9 buche, era facile capire che Tiger, partito due ore prima, ne stesse combinando qualcuna delle sue. Quei boati che rimbalzavano dalle seconde 9 erano come una firma. Solo lui provoca nella folla ruggiti del genere e infatti qualcosa stava accadendo. Ad esempio che, con due birdie consecutivi, alla 13 e alla 14 Woods si ritrovasse d’improvviso dove un tempo era abituato a stare: cioè al primo posto. È stato in particolare il birdie della 14 a scatenare la folla perché lì Tiger s’era messo per la prima e quasi unica volta nei guai con il drive (sempre centratissimo oggi) agganciandolo verso il pubblico e sotto i pini. Da quella posizione, a circa 135 metri dalla buca, si è inventato il suo colpo del giorno: individuato un corridoio aereo tra rami e foglie ha depositato la pallina a 8 metri dall’asta, imbucando il putt. Dal rischio bogey a un birdie che ha arroventato la platea. Non si salverà alla 17, sul secondo tee shot sbagliato di tutto il giro, retrocedendo in classifica, ma l’impressione è stata forte. Si sa che Tiger è un caso a sé e infatti gli statistici ci hanno subito informato che in tutta la sua carriera solo quattro volte si era trovato fra i top 10 dopo 18 buche e in due di quelle occasioni (‘97 e 2002) aveva poi vinto. Ma, statistiche e proiezioni a parte, il 70 finale ha consegnato l’immagine di un giocatore solido, anche più preciso rispetto ai tempi d’oro (il suo altro bogey di giornata era arrivato alla durissima 5, allungata quest’anno di 40 yards, dove il suo tee shot aveva trovato il bunker). Se dai tempi d’oro ripescasse anche il putt, la sua favola sui Major potrebbe ripartire proprio da qui, dove tutto è cominciato 22 anni, 4 operazioni alla schiena e 4 operazioni al ginocchio fa.

 

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