L’impresa sfiorata da Francesco Molinari al Masters

combinata con il grande ritorno di Tiger Woods, ha prodotto, intorno al golf in Italia, un concentrato di attenzione senza precedenti. Nell’occasione Sky tornava ad avere l’esclusiva dell’evento e i risultati d’ascolto sono stati straordinari: con una media di 95mila spettatori (che per una diretta criptata non calcistica sono da noi un dato notevole), hanno superato perfino quelli dell’ultima Ryder Cup dove, ancora una volta, Francesco aveva tenuto banco. Anzi aveva proprio sbancato facendo l’en plein. I principali quotidiani e i telegiornali nazionali sono stati costretti a dedicare attenzioni inconsuete, rubando per una volta spazio alla tirannia mediatica del calcio.

La realtà è che stiamo vivendo,

grazie al nostro campione che orgogliosamente annoveriamo in esclusiva fra i nostri “columnist”, qualcosa che assomiglia a un’età dell’oro (e speriamo che serva a promuovere davvero il nostro sport). Non c’è atleta italiano, in alcuna disciplina, che abbia continuato da un anno in qua a infilare una serie di risultati così straordinari. Tutto è cominciato a Wentworth, maggio 2018, e tutto prosegue, smentendo i timori sulla possibilità di ripetere una stagione vincente come quella passata. In Italia, purtroppo, non ci sono 95mila golfisti; quindi fra gli spettatori delle giornate di Augusta c’erano anche molti “agnostici”, trascinati, come sempre accade nello sport, dal carisma del campione. O, in questo particolare caso, dei campioni. Perché se il cuore era tutto per Francesco, solo il ritorno al successo in un Major del Fenomeno tante volte smarrito e finalmente ritrovato, ha potuto lenire, in parte, la delusione per quella Giacca Verde scivolata via dalle sue spalle soltanto in extremis.

Questa “età dell’oro” potrebbe nutrirsi molto,

e ce l’auguriamo, proprio di una rivalità diretta Woods-Molinari. Non è un auspicio di parte ma una costatazione: negli ultimi tre Major disputati, Tiger ha ottenuto un sesto posto a Carnoustie (dove sappiamo chi ha vinto), dopo essere stato anche in testa nell’ultimo giro prima che Chicco accelerasse; un secondo al PGA vinto da Koepka (Molinari ottavo); la vittoria ad Augusta, con Molinari quinto. C’è, da parte di entrambi, una significativa continuità negli appuntamenti più prestigiosi che rende credibile la previsione di nuove puntate del duello. Che, naturalmente, ha visto e vedrà ancora l’intrusione di altri (ma non tanti) fuoriclasse, come quel Brooks Koepka che trova, nell’atmosfera dei grandi eventi, una specie di doping psicologico che lo esalta. Dopo aver conquistato due US Open consecutivi e il PGA Chempionship 2018 stava per costringere Woods al play-off, se solo avesse imbucato un possibilissimo putt per il birdie alla 18 del Masters. La seconda puntata è alle porte, con il PGA Championship da quest’anno anticipato a maggio, su un percorso severissimo come il “Black” di Bethpage, New York, dove Tiger ha già vinto ma dove la precisione di Francesco può risultare più preziosa della potenza pura che altri hanno in arsenale.

A confronto con questo nuovo,

serratissimo calendario americano d’inizio e metà stagione, fa effetto il silenzio calato sull’European Tour, ormai tanto schiacciato dallo strapotere USA da cercar rifugio per le sue gare più importanti in autunno, a FedEx archiviata. Nel frattempo, solo tornei minori, con tutto il rispetto per chi li organizza e per chi li gioca (come i nostri ottimi ragazzi, compreso la vincente matricola Migliozzi, un “simil-Poulter” nostrano da cui è lecito aspettarsi molto). È anche questo un risultato, non graditissimo, della globalizzazione.

Da “Il Mondo del Golf Today” n° 301 – maggio 2019

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