ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Tanto per mettere in chiaro subito come vanno, come sono sempre andate e sempre andranno le cose nel golf, il 2015 dell’European Tour si è aperto con un bello psicodramma: ovvero il crollo finale di Charl Schwartzel che ha buttato il South African Open dilapidando un vantaggio di quattro colpi nelle cinque buche finali per poi regalare la prima vittoria della carriera all’inglese Andy Sullivan che, del suo, ha fatto veramente di tutto per meritarselo.

Intanto perché non ha smesso di crederci pur avendo cominciato il giro finale con 7 colpi di distacco da Schwartzel; poi per aver sfruttato quasi ogni chance che il severo campo di Ekurhuleni gli ha offerto (lasciando, peraltro, sull’orlo della buca il lungo birdie-putt sulla 18 che avrebbe potuto, col senno di poi, consegnarli addirittura la vittoria senza spareggio); infine per aver stampato a circa 4 metri dall’asta l’approccio tirato dagli alberi nella prima e decisiva buca di spareggio, tramutando in un birdie-vittoria un possibile bogey-sconfitta.

Un crollo che resterebbe scolpito nella storia alla maniera del leggendario naufragio di Van de Velde all’Open Championship del ’99 se il South African Open non fosse enormemente meno importante di un British. Un crollo, però, che deve aver trafitto il cuore sudafricano di Schwartzel: proviamo a trasferire il tutto dalle nostre parti e immaginiamo uno dei Molinari (magari Dodo che non lo ha ancora vinto) o Manassero o un altro dei nostri che butta via un Open d’Italia sulle buche finali. Ecco, questo in pratica è successo a Ekurhuleni, nome difficile da scrivere almeno quanto il campo è risultato difficile da giocare, con solo 33 giocatori su 66 sotto par dopo 4 giri.

Fra loro, fa davvero piacere poter segnalare l’exploit di Alessandro Tadini, alla fine quinto a pari merito (anche per un bogey proprio alla 18) ma, per qualche minuto dell’ultima, convulsa giornata, arrampicatosi perfino al secondo posto. Il top five garantisce un posto ad Abu Dahbi, torneo ben più ricco, a questo ammirevole vecchio ragazzo che, a 41 anni, non ci ha pensato due volte ad affrontare e superare per l’ennesima volta le Forche Caudine della Qualifying School, riguadagnandosi la carta. Il 5° posto, con 28mila euro di moneta, è fieno in cascina per la stagione e lo spinge, per ora, al n.37 della Race To Dubai, dove Chicco è 33, Paratore  (naufragato in uno strano 82 finale, ma comunque capace di superare il taglio in entrambi i tornei inaugurali della sua vita da pro) è 52, Dodo 87 e Pavan 73, in risalita grazie all’eccellente giro conclusivo in 70. Quattro round molto solidi, per Tadini: speriamo siano l’alba di una stagione meno sofferta di quanto siano state le ultime.

Comincia, adesso, il ciclo di Tornei del Golfo, con la prima tappa ad Abu Dahbi, dove torna in campo il giovane Re, Rory, con una corte di contendenti di altissimo profilo: da Rose a Styenson, da Kaymer a Els (a disagio sul green dopo l’abbandono del broomstick: e vedremo cosa accadrà ad Adam Scott quando sarà costretto anche lui al cambio), da Branden Grace a Dubuisson. E, per noi che avremo il gusto di poter trepidare per la nostra “pattuglietta” azzurra, un motivo d’interesse in più: il ritorno in campo di Matteo Manassero. Dovrebbe essere il primo collaudo del nuovo swing messo a punto nella pausa, dopo le troppe delusioni del 2014. Matteo si dichiara fiducioso. La speranza è di potergli dare ragione a giochi fatti.

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