ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Quando leggerete questi appunti che butto giù dall’aeroporto di Orlando, destinazione Texas, poche ore dopo aver concluso al 17esimo posto l’Arnold Palmer Invitational, molti di voi sapranno già se dopo gli ultimi due tornei utili (S. Antonio e Houston) ce l’avrò fatta a guadagnarmi in extremis un posto per il Masters. Ci sto provando con tutte le mie forze e il risultato di Bay Hill, dopo due tagli mancati, mi ha dato fiducia. C’erano tutti i più forti del mondo e poi spunta sempre fuori un outsider ostico come Matt Every con cui fare i conti: è la realtà tremendamente competitiva del PGA Tour. Ma vedo che, comunque, riesco a cavarmela bene.

Il lavoro fatto sul gioco sta funzionando: a Tampa avevo avuto più difficoltà sui green; ora devo solo riuscire ad approcciare più vicino all’asta, visto che sono al vertice delle statistiche dei green in regulation. Con qualche putt più corto, vedrete che arriveranno più birdie. A Bay Hill, campo e torneo veramente fantastici, ho conosciuto di persona Arnold Palmer. L’ho ringraziato per l’invito speciale che avevo ricevuto. Il suo “In bocca al lupo” mi ha portato bene: con la mia prestazione ho ripagato la fiducia di chi mi aveva consentito di giocare per la terza volta questo splendido torneo. Avrei voluto dire a “The King” che la mia prima vittoria da pro, all’Open d’Italia del 2006, l’avevo ottenuta proprio su un campo “suo”, cioè Tolcinasco. Ma ho lasciato perdere; ne ha costruiti talmente tanti che se dovesse tenere i conti…

A Bay Hill ho diviso una casa in riva al lago presa in affitto col mio amico Gonzalo Fernández-Castaño. È diventato un pescatore quasi maniacale: era sempre lì, canna, esche e ami. Spero che gli serva a rilassarsi: purtroppo per lui i risultati non lo stanno confortando e, in più, deve trovarsi ora un altro caddie, perché il suo se n’è andato. La vita sul Tour è dura per tutti. La concorrenza è spietata e basta un calo momentaneo per andare in crisi.

Prima di salutarvi, voglio raccontare un episodio che testimonia come, anche nei giri di prova, qui si punti a tenere alta la tensione per ricreare il clima della gara. Dovete sapere che quasi tutti si giocano soldi durante le prove campo. E c’è qualcuno che ci va giù un po’ pesante. I più “indiziati” sono Phil Mickelson, Keegan Bradley, Dustin Johnson, Jason Dufner. Con loro il migliaio di dollari è prassi, mentre noi europei tendiamo più a mettere in palio una cena. Ad Augusta, due anni fa, io e Matteo Manassero ci ritrovammo in prova con Dufner e Bradley. Conoscendoli, abbiamo appunto deciso, per prudenza, di giocarci la cena. Abbiamo vinto noi e loro, senza che noi chiedessimo niente, si son presentati con 250 dollari a testa. Niente male come cena. Ma magari ci sarebbe convenuto puntare più alto, visto l’esito finale. Devo augurarmi di restare qui anche agli inizi di aprile: significherebbe che ce l’ho fatta a strappare un posto ad Augusta. Speriamo. Poi, comunque, avrò ancora tornei americani da giocare. Sui campi europei ci rivediamo a metà maggio.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here