ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Se si considera la storia dello US Open, lunga ben 115 anni, sono pochi i percorsi che l’hanno ospitato ad essere usciti indenni dallo scorrere del tempo.

Oakmont è uno di questi. Ospiterà lo US Open, per la nona volta nella sua storia, proprio questa settimana e ha già dimostrato, viste le tante testimonianze dei campioni che hanno provato il campo nei giorni scorsi, di essere rimasto ostico e difficile come la prima volta.

Aperto nel 1903, ha un legame indissolubile con la USGA grazie ai tanti tornei che ha organizzato. Otto US Open (con quello del 2016 saranno nove), cinque US Amateurs e due US Open femminili. Un percorso speciale, già dal suo assetto. Quando il fondatore Henry Clay Fownes lo immaginò per la prima volta, voleva che fosse difficile e che mettesse alla prova ogni tipo di giocatore che avrebbe calcato i suoi fairway. Così è stato: in ogni competizione e US Open svoltosi a Oakmont, gli score sono sempre stati più alti della media.

“Forse è il percorso più difficile su cui abbia mai giocato”, ha dichiarato Phil Mickelson.

Negli anni, Oakmont ha subito davvero pochi cambiamenti rispetto al disegno originale. Costruito su colline molto ondulate, è lungo più di 7000 iarde (6400 metri) e costringe ciascun giocatore a mettere in campo un golf preciso e allo stesso tempo “creativo”.

Per evitare score alti e sopra il par, occorre conoscere bene dove giocare i colpi e, al limite, anche dove “è preferibile perderli”: se si esce dal fairway nel punto sbagliato, il recupero potrebbe essere davvero impossibile.

Questa settimana sarà fondamentale la precisione dal tee shot, che per l’occasione sono posizionati più indietro, risultando quindi maggiormente complicati.
Le buche 3, 7 e 8 costituiranno la prova più difficile da superare. La 3 ospita il famoso “Church Pews bunker” e un fairway pendente che fa scivolare le palline nell’alto rough. Dal tee della 7, occorre superare 220 metri prima di arrivare in fairway, che ovviamente è molto stretto e difficile da conquistare. E la 8? Un par tre di 274 metri!

Per non parlare dei green: Oakmont è famoso nel mondo del golf per i suoi green ondulati e molto veloci (l’ha dimostrato anche Rickie Fowler con un video ieri su Instagram).
Un putt per il birdie da un metro potrebbe trasformarsi in una sfida impossibile. Insomma non solo precisione ma anche tanta immaginazione, fantasia e – perché no – un pizzico di fortuna potrebbero essere la chiave per uscirne vincitori.

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