ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Sguardo impenetrabile e mente fredda anzi quasi di ghiaccio. Un aplomb da leader e da chi di sa già, che di Masters ne vincerà ancora parecchi. Persino l’esultanza alla 18, quando si era ormai concluso il suo devastante dominio durato per tutti i giorni di gara, è stata fin troppo contenuta per un ragazzo della sua età. 21 anni, come quelli che aveva Tiger Woods quando nel 1997 vinse il suo primo Major e Masters. Professionista da solo tre anni è passato da Rookie of the Year nel 2013 a nuovo fenomeno del golf nel 2015. Jordan Spieth. Un nome, che sentiremo pronunciare spesso nei prossimi vent’anni.

È stato il suo Masters fin dall’inizio, da quel perfetto score in 64 colpi che lo ha tenuto lontano dal record del campo per soli due shots. Poco importa, perché il giovane texano ha pensato bene di realizzarne altri quattro.

Non accadeva dal 1997, proprio dal Masters di Tiger, che un giocatore chiudesse 72 buche di gara con un numero così misero di par e così alto di birdies: ben 28, più di qualunque altro giocatore.

Ed era dal 1976, dal grande Raymond Floyd, che un giocatore non vinceva la Green Jacket dominando per tutti e quattro i giorni di gara. Non ha permesso a nessuno di avvicinarsi a meno di tre colpi dalla sua corsa verso la vittoria, dimostrando una grandissima esperienza.

Resta ben poco del ragazzino nervoso dell’anno scorso, quando contro un esperto Bubba Watson dovette lasciare la testa della classifica e accontentarsi del secondo posto. Si perché, come sappiamo, Jordan ottenne la leadership alla fine del terzo giro e la mantenne solo qualche buca nel quarto, chiudendo poi secondo a pari merito con Blixt. Un preambolo di quello che sarebbe stato il copione del Masters 2015.

Questa volta sono gli altri giocatori, che hanno dovuto lottare (inutilmente) fino all’ultimo. Dopo il -14 dei primi due giorni e un vantaggio di cinque colpi su Hoffman, di sette su Rose e di otto su Mickelson, gli bastava giocare i due giri restanti con grande controllo e sicurezza.

E così ha fatto. Spieth, ha chiuso l’ultimo giro del Masters in 70 colpi, come il 70 di sabato ma con un sapore un po’ diverso. 35 colpi nelle prime nove, con tre birdies e due bogey, e 35 nelle seconde, sempre con tre birdies e due bogey. Ma un gioco comunque perfetto.

Come il secondo colpo al par 4 della 11, in cui da sotto le piante ha tirato davanti al green salvando il par con un fantastico up&down. Il bogey è però arrivato al par tre della 12 quando, preso forse dalla frenesia, ha tirato un primo putt troppo lungo, non riuscendo a imbucare il secondo. Niente paura però. Perché ha chiuso in birdie i due par 5 della 13 e dalla 15, portandosi così a -19. Quattro colpi di vantaggio su Justin Rose, cinque su Phil Mickelson e lo score totale più basso nella storia di Augusta.

La vittoria però è arrivata alla 16. Rose ha centrato il green del par 3 senza alcuna difficoltà e con un putt di 4.5 metri per il par. Spieth invece era in rough a destra, con un approccio molto simile a quello imbucato da Tiger nel 2005. L’esito è stato ben diverso, perché il giovane texano non solo non ha imbucato ma si è portato a 2.5 metri dalla buca, con un difficile putt per il par in discesa. Se l’avesse sbagliato e Rose avesse centrato il birdie, il vantaggio sarebbe sceso a due colpi con due buche da giocare. Ma Spieth ha imbucato con una freddezza impressionante, mentre Rose si è dovuto accontentare del par.

Nonostante il bogey alla 18, che lo ha fatto chiudere con uno score totale di -18 (64, 66, 70, 70), Spieth ha conquistato la sua prima Green Jacket mantenendo il record di score totale più basso nella storia del Masters.

“È stato il giorno più bello della mia vita”, ha affermato Spieth in conferenza stampa. “Unirsi alla storia del Masters e incidere il mio nome su quel trofeo e avere con me questa giacca, per sempre. Non ci posso credere”.

Ha messo fuori gioco i suoi avversari senza pietà. E parliamo di avversari come Justin Rose (67, 70, 67, 70) e Phil Mickelson (70, 68, 67, 69), che si sono dovuti accontentare di condividere la seconda posizione con -14. In quarta posizione Rory McIlroy con -12 (71,71, 68, 66). Il campione numero uno al mondo non avrà conquistato il Carreer Grand Slam ma ha dimostrato il suo talento recuperando ben ventidue posizioni in due giri e chiudendo con un ottimo score di 66 colpi.

McIlroy è ancora al primo posto dell’Official Wordl Golf Ranking ma deve guardarsi bene le spalle. Spieth è secondo, con un labile margine di distanza e con un nuovo obiettivo in testa:

“Il prossimo obiettivo è cercare di diventare il giocatore numero uno al mondo. Non credo di essere ancora pronto, sono ancora secondo e devo continuare a rincorrere questo obiettivo. Aver fatto un così grande passo (il Masters) per raggiungerlo è grandioso”.

Sebbene fosse già tutto scritto alla fine del primo giro e non ci sia stato un finale a sorpresa, questo Masters è stato davvero speciale e diverso. Con il ritorno di Tiger Woods, che ha chiuso la giornata di ieri in 73 colpi ma che ha dimostrato di poter, piano piano, tornare a competere… Con la conferma di grandissimi campioni come Phil Mickelson, Justin Rose e Rory McIlroy e, perché no, di Dustin Johnson o Paul Casey…  E con il talento di Jordan Spieth, che può diventare un nuovo grande fenomeno…È iniziato un periodo davvero magico per il golf.

Bravo Jordan. Gli Americani ti amano già. Noi siamo pronti a farlo.

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