ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

 Nonostante sia appena iniziata, la nuova stagione ci ha già fornito spunti di riflessione sui nostri “magnifici sette” impegnati sullo European Tour. Luci e ombre, per ora: da una parte, lo splendido debutto di Renato Paratore e le buone prove di Chicco Molinari nella sua “scoperta dell’America”; dall’altra, le deludenti performance di Edoardo Molinari, Crespi, Tadini e Pavan, e la crisi (apparentemente senza fine) di Matteo Manassero.

Prima le buone notizie. Il debutto di Paratore sull’European Tour ha sbalordito tutti. Rispetto, per esempio, al primo Manassero, Renato è molto più strutturato fisicamente e sfrutta la potenza dal tee di partenza con un gioco aggressivo e di altissimo livello. Certo non si è fatto mancare alcuni peccati di gioventù, alternando giocate da fenomeno ad alcuni passaggi a vuoto, soprattutto nei giri conclusivi. Non dimentichiamo però che Renato, che ora tiene testa ai migliori golfisti europei con gli occhi del mondo puntati addosso, solo un paio di anni fa giocava il campionato sociale e le gare di circolo al Parco di Roma. Il salto non è piccolo e l’esperienza che sta maturando è fondamentale. A proposito di esperienze straordinarie, i primi impegni del 2015 hanno visto Francesco Molinari inanellare una bella serie di piazzamenti. Credo che Chicco abbia scelto il momento giusto per “espatriare”. Con la sua regolarità e la sua esperienza, infatti, può guadagnare più punti (e soldi) che in Europa. La speranza è che possa rientrare nei primi 50 del mondo, guadagnandosi così un posto al Masters.

Ed eccoci alle note meno positive. Le performance di Edoardo Molinari, finora, hanno lasciato a desiderare. Il 2015, per lui, è particolarmente importante. Smaltiti gli infortuni, come dimostrato dal buon finale della scorsa stagione, è ora di ritrovare gioco e risultati, per tornare al livello che gli compete. Chi, invece, è ancora in attesa di esprimere il suo innegabile talento è Pavan. Andrea pretende da se stesso moltissimo quando è in campo e forse bada troppo ad alcuni aspetti tecnici compromettendo la sua efficacia sotto pressione. Sono sicuro che con il tempo imparerà a giocare bene nei momenti decisivi e le cose cambieranno. Ha solo 25 anni, e ha davanti a sé ancora moltissime stagioni ad alto livello. Non particolarmente incoraggiante, purtroppo, nemmeno il debutto di Tadini e Crespi, ormai veterani dei tour europei, che sgomitano in cerca di piazzamenti con la grinta e la passione dei principianti. Non possiamo, onestamente, avere su di loro le stesse aspettative che nutriamo nei confronti degli altri italiani, ma hanno ancora molto da dare al nostro golf e sono sicuro che possano fare ottimi risultati nel resto della stagione.

Concludo parlando di Manassero, che si è preso un momento di pausa dalle gare per fare il punto della situazione e ritrovarsi. I motivi della sua crisi sono ormai noti: negli ultimi anni è cresciuto di 10 cm ed è dimagrito molto, lo swing “da ragazzino” che aveva al debutto sul Tour non si adatta più alla sua struttura fisica e le novità tecniche che sta cercando di apportare al gioco, al momento, stanno creando una “crisi di rigetto” impronosticabile. Ho avuto modo di vederlo allenarsi e sono convinto che stia percorrendo la strada giusta. Il lavoro, in fin dei conti, è l’unica via per uscire da una crisi come questa. Discorso a parte, ovviamente, quello psicologico. Dopo una serie di risultati tanto negativi, inevitabilmente, Matteo ha perso fiducia, e le pressioni di sponsor, media e tifosi contribuiscono a rendere questo percorso ancora più lungo e faticoso. Per questo, da qualche tempo si avvale dell’aiuto di un motivatore che lo segue dal punto di vista emotivo. Nel golf, anche campioni del calibro di Kaymer e McIlroy hanno vissuto momenti di difficoltà, per poi tornare più forti che mai. Lo ripeto: sono convinto che la strada intrapresa sia quella giusta e che, con lavoro e pazienza, tornerà a essere il Matteo che conosciamo e che tutti vogliamo vedere. Chissà, magari verso maggio/giugno, quando la stagione entrerà nel vivo.

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