ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Una coppia di “soci” del circolo Gardagolf condivide i ricordi dei primi colpi sui quei fairway da campionato e le speranze per questo nuovo appuntamento internazionale.

Matteo e Nino. Erano due ragazzi-prodigio di Gardagolf, che si sfidavano tra loro e spesso sfidavano i “grandi” (quando, addirittura, non i campioni, come ricorda nell’intervista che segue Manassero che, nel 2003, a dieci anni, affrontò un chipping contest nientemeno che con Severiano Ballesteros, alla sua ultima apparizione all’Open d’Italia).

Manassero, di cinque anni più giovane, ha avuto una precoce e straordinaria carriera, prima da dilettante, poi da professionista, arrivando a vincere quattro volte sul Tour ancor prima di compiere vent’anni.

Bertasio, sebbene più grande, ha dovuto affrontare un percorso più lungo e tortuoso, fatto anche di molti sacrifici, prima di inserirsi stabilmente nel Tour maggiore, dove è in caccia del primo successo.

Adesso, col ritorno dell’Open d’Italia a casa loro, cioè a Gardagolf, quindici anni dopo l’ultima edizione, i due ex ragazzi diventano protagonisti e si trascineranno appresso il calore e l’affetto di un pubblico che li ha visti crescere e ora vorrebbe tanto vederli trionfare.

In questa intervista “parallela”, le loro sensazioni e i loro ricordi alla vigilia del grande evento.

 

Che sensazioni hai in vista dell’Open?

MM: Le sensazioni sono buone, sto giocando bene e ho raggiunto una buona costanza di gioco. Ho sempre più fiducia ed è un bene, visto che stiamo entrando nel clou della stagione. Nelle tre gare precedenti al torneo la mia testa sarà già lì.

NB: Le sensazioni sono positive e posso decisamente puntare in alto. Ho sicuramente acquisito maggiore regolarità. In Cina ero ben posizionato dopo 3 giri, purtroppo ho avuto qualche problema nell’ultimo round che mi ha fatto perdere posizioni. Ma comunque mi aspetto molto.

 

L’Open d’Italia sul campo dove siete cresciuti. Cosa si prova?

MM: Sarà ancora più speciale degli altri Open d’Italia. Tuttavia non è facile giocare in casa. La gente si aspetta molto da noi, perciò abbiamo ancora più stimoli a fare bene. Vorrei godermela il più possibile. Ci saranno tutti a seguirmi, parenti e amici, spero che finirà per essere una bella settimana per tutti quanti.

NB: Rispondo sinceramente: non lo so! Non ho mai giocato una gara di questa importanza nel Circolo di casa. Certo, gare importanti ne ho giocate, a Gardagolf; ma non dell’European Tour. Non so esattamente cosa mi aspetta.

 

Ci sono stati cambiamenti al campo? Come lo prepareranno?

MM: Il campo è sempre quello, se non per qualche cambiamento nell’ordine delle buche. Lasceranno il rough abbastanza alto. Con il bel tempo e i fairway stretti sarà un bel test per tutti.

NB: Non ci saranno grandi cambiamenti al campo. Una buca sarà considerata par 4 invece che par 5 e cambierà l’ordine delle buche. Spero in un campo preparato bene. Fairway stretti, rough alto e green duri. Sarà complicato.

 

Vi sembrerà di tornare bambini?

MM: Non abbiamo mai giocato nulla di così importante a Gardagolf, quindi sarà la prima esperienza di questo tipo. L’ultima volta eravamo spettatori, ora siamo in campo a giocarcela; sarà bello viverla così.

NB: Non proprio. Il campo sarà completamente diverso da come l’ho sempre giocato. A Gardagolf mi alleno spesso d’inverno dovendo affrontare un campo spesso bagnato e di conseguenza più lungo, ma con il rough più basso e i fairway più permissivi.

 

È un vantaggio o uno svantaggio aver il pubblico di casa che ti supporta?

MM: Giocare in casa ti porta a conoscere il campo come nessun altro, dandoti un leggero vantaggio sul resto del field. Tuttavia, questo si bilancia con l’atmosfera molto “calda” dovuta al pubblico.

NB: Dipende da come andranno le cose. Se mi ritroverò in alto, il tifo potrà solo far comodo. Ricevere carica dagli amici e dal pubblico non può far altro che aiutarti. Se, invece, le cose non dovessero andare bene, sarà molto più difficile gestire i momenti. Tutto è dettato dalla voglia di fare bene e se non dovesse andar così, ovviamente non sarà facile.

 

Hai qualche ricordo comune di quando eravate ragazzi?

MM: Ricordo perfettamente tutte le sfide di approcci che facevamo in chipping green. Certo, ero più piccolo di lui, ma lo facevo soffrire.

NB: Conosco Matteo dai tempi del Club dei Giovani e i ricordi sono veramente tanti: le sfide di approcci erano un “must” dei nostri pomeriggi al golf.

 

Hai ricordi speciali dell’Open a Gardagolf del 2003?

MM: Aiutavo i caddie. Guardavo tutti i giocatori con ammirazione e sognavo di essere come loro. Mi fecero addirittura fare qualche approccio con Seve Ballesteros e imbucai uno dei primi: sicuramente uno dei migliori ricordi della mia vita.

NB: Mi ricordo di aver seguito Montgomerie. Uno spettacolo. Fece un giro pulito sotto al par. Aver visto da vicino un campione di questa importanza, che ha vinto sette volte l’Ordine di Merito e che è rimasto al top per così tanti anni, è stato un grande stimolo.

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