ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

A conclusione del suo ciclo universitario in Economia e Commercio, Francesco discusse la sua tesi – di tema golfistico –  con il Prof. Francesco Maria Spano, giocatore “one digit” del suo Club torinese.


L’Augusta National in Georgia, il West Course di Wentworth vicino a Londra, l’Old Course di St Andrews, il Pebble Beach Golf Links in California o anche il Tpc di Sawgrass, in Florida sono considerati dai golfisti tra le migliori “Università” di questo sport.

Ci sono però professionisti che oltre a giocare hanno voluto anche studiare davvero.

Tra questi, e non sono molti, i nostri fratelli Molinari che oltre alla World Cup, a sette vittorie sull’European Tour e a tre partecipazioni alla Ryder Cup, vantano in bacheca due lauree: una in Ingegneria (Edoardo) e una in Economia e Commercio (Francesco).

Quest’ultimo si è laureato nel 2007, l’anno successivo alla conquista del primo Italian Open.

Il suo torneo sui banchi accademici ce lo ha raccontato Francesco Maria Spano, oggi Professore ordinario di Economia Aziendale alla Statale di Milano e allora docente anche a Torino.

In realtà di aule universitarie il nostro Chicco ne ha visti molto poche, preferendo frequentare il circuito europeo e limitandosi a sostenere gli esami come l’ordinamento consente.

Il Professor Spano, dal canto suo, è un buon golfista a una cifra di Ega, con due figlie, Maria Consolata e Maria Clotilde, medie giocatrici e soprattutto una moglie, Margherita, socia frequentatrice per molti anni del Golf Torino.

Proprio nel Circolo dove i fratelli Molinari sono golfisticamente cresciuti è stata lei a fare iscrivere il marito e, quindi, a favorire la conoscenza con i loro genitori: e, così, Francesco Maria Spano ha avuto l’occasione di affiancare il più giovane dei nostri campioni nella parte finale del suo percorso accademico.

«Nella preparazione di “Ragioneria”, un esame tecnico e con molte formule, l’ultimo che gli restava prima della laurea, di Francesco mi ha colpito la capacità di sintesi e di guardare alla risoluzione dei problemi, sempre focalizzato sull’obiettivo come se fosse un par da battere», ricorda il professor Spano.

Non frequentando, Chicco non aveva praticamente rapporto con gli altri studenti.

Ma nonostante il tempo che dedicava al golf professionistico, «si dimostrava attento, deciso e determinato, perché capiva quanto fosse importante conseguire il titolo di studio prima di potersi dedicare interamente alla carriera sportiva.

Ci teneva ad arrivare alla laurea, non tanto per accontentare i genitori, ma per soddisfazione personale come se fosse stato un giro importante che va onorato nel migliore dei modi».

I criteri dell’European Tour

È stato lo stesso Francesco a scegliere l’argomento della tesi, che si è sviluppata sui criteri organizzativi di un soggetto economico quale è lo European Tour.

Un lavoro che gli è stato utile anche per la sua carriera, essendo imperniato in modo particolare sui rapporti tra il professionista e l’organizzatore delle gare.

«Lo ha impostato partendo dal macro per arrivare al particolare, con un approfondimento dettagliato persino sui contratti tra i manager e i giocatori.

Così ho anche scoperto io stesso cose che non conoscevo», riconosce il professor Spano, «come l’organizzazione di un Tour, i suoi meccanismi operativi e persino i dettagli contrattuali tra il manager e il professionista, come il fatto che al primo generalmente spetti ben il 20 pre cento degli introiti provenienti dagli sponsor che questi negozia direttamente, il 10% degli altri e addirittura il 7% del montepremi vinto.

La conclusione del lavoro di Francesco è stata che il golf stava diventando sempre più manageriale e non poteva più essere improvvisato, per cui l’aspetto organizzativo andava definito nei dettagli, affidandosi a professionisti esperti, esattamente come si fa con le varie tipologie di colpi.

Francesco ha sempre avuto una impostazione mentale di equilibrio, ordine e razionalità, come dimostra anche quando è in gara, ed era naturalmente predisposto per questo tipo di studi e per questa facoltà».

Nessun favoritismo

Nessuno gli ha fatto degli sconti, esattamente come avviene in campo. In questo anche il sistema italiano non aiuta.

Negli Stati Uniti buona parte del curriculum di studio degli sportivi di alto livello è rappresentato dai risultati in campo.

Questa, che sembrerebbe una ingiustizia verso gli altri studenti, non preclude però di fornire a molti atleti elementi di cultura generale che saranno loro utili nella vita.

Anche la stesura della tesi che, essendo limitata a 50 pagine nel corso di studi triennale, è stata scritta con margini più stretti rispetto allo standard per poter contenere tutto il lavoro svolto, ha richiesto un impegno particolare.

«Durante la discussione», riprende Spano, «io ho proposto il massimo dei voti e giustamente i colleghi sono andati in profondità cercando di capire l’originalità del lavoro, ponendo molte domande durante la sua esposizione.

E alla fine ho riconosciuto sul viso del candidato quel mezzo sorriso che oggi vediamo in televisione alla fine di un suo bel giro.

Per questo consiglio a chi fa sport, soprattutto quando si tratta di pratiche individuali come il golf, ma anche in quelle di gruppo, di non abbandonare lo studio, che può fornire quella capacità di organizzazione, quelle conoscenze di base e un approccio alla risoluzione dei problemi che aiutano a un migliore ordine mentale.

Mi rattrista scoprire che solo uno o due studenti sui circa quattrocento che ogni anno incontro nei miei corsi abbiano provato il golf, principalmente adducendo la motivazione, che io cerco di confutare, degli elevati costi.

Ho anche portato in campo una trentina di studenti volontari per una lezione al Colonetti, il campo pratica pubblico del CUS Torino, e ho loro spiegato come in Italia, e ancor più all’estero, il golf sia un gioco che, oltre alla sua incredibile bellezza, può aprire possibilità di lavoro e di nuovi contatti, come è capitato a diversi loro colleghi, che mi hanno riferito negli anni di avere avuto interessanti opportunità professionali proprio grazie al fatto di essere praticanti».

Studente lavoratore e punto di riferimento

In conclusione, quindi, il nostro Chicco può veramente essere definito uno “studente lavoratore”, che ha raggiunto l’obiettivo in cinque anni, forse senza grandi patemi economici, ma certamente con l’impegno e la serietà che si richiede a chi voglia eccellere in due discipline diverse: il golf e l’economia.

Un motivo in più per prendere come modello umano e sportivo il dottor Francesco Molinari.

 

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