Il social
Si tagga prima di salire sul tee, instagramma laghetti e cestini di pratica, twitta risultati. Il suo obiettivo non è giocare sotto par ma ottenere mi piace, like, retweet.
L’imbruttito
Quando ne parla abbrevia il nome del suo golf di appartenenza in Contu, Bogo, Tolci, Monti, è socio in un campo che ha almeno 27 buche. Quando può concedersi di non reggere le sorti dell’universo per un paio d’ore, va al Radetsky e al Tommasi a fare l’aperitivo per programmare nuovi meeting sul campo e briffare gli altri sui suoi giri dello scorso weekend.
Il fighetto
Per giocare indossa cappellini New Era delle squadre di football, comprati quella volta che è passato a Miami e gli “è capitato” di fare 18 buche al Doral, gioca solo palline che costano più di cinque euro l’una, ha la scarpa personalizzata con soprannome ricamato tipo “Lulli” Ghigo” “Titti”.
Il finalista
E’ sempre in giro per campi “da sogno” per finali che tra i premi annoverano come minimo lo sbocciare nella pianura keniana insieme a Briatore. Vince sempre la gara giusta e mai quelle dove ai primi tre tocca un libro o un orologio in ceramica decorata, suscitando sospetti tra i suoi compagni di circolo.
Il narciso
Gode quando qualcuno immortala il suo swing e importuna i compagni di pratica perché si prestino a fare da cavalletto e da cameraman al suo iPhone inquadrando il suo movimento. Davanti a ogni tipo di superficie riflettente viene investito dal bisogno di simulare un colpo e ammirarsi, specchiandosi. Spesso accompagna la sua gestualità con commenti autocelebrativi.
Il playboy
Trascorre diciotto buche con il collo proteso verso ogni gonnellina individuata sul campo. La clubhouse è teatro dei suoi giochi di sguardi, volti esclusivamente alle fanciulle con hcp più alto del suo. Specializzato nel fare il marpione con le segretarie.
Il frustrato
Non sa neanche lui perché continua a giocare a golf. Dopo ogni giro intrattiene chiunque lo incroci con infiniti discorsi su quanto stia giocando male, lamentandosi sempre e comunque, qualsiasi punteggio figuri sul suo score.
Il coach
Nessuno lo ha mai visto con un ferro in mano ma lui ha sempre grandi consigli da dispensare a chiunque abbia la sfiga di passargli davanti. Tipicamente predilige una postura a braccia conserte o dietro la schiena e nei momenti migliori dispensa assai incisive perle del tipo “è perché stai troppo seduto”.
Il tecnico
Mangia riviste e beve libri di golf. Davanti ai suoi eroi in tv non si assopisce come le persone normali, bensì prende appunti. Nella sua testa ha costruito lo swing perfetto, nella pratica sta sempre “sistemando quell’ultimo particolare” del suo swing. Tradotto: non la piglia.
L’air-golfer
Impugna tutto quello che trova, senza preoccuparsi del fatto che il suo backswing con l’ombrello in metropolitana possa fisicamente urtare qualcun altro. Quando si accende una sigaretta grippa l’accendino, quando è a tavola prova l’interlock sul coltello. Spesso non ha una fidanzata.