ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

C’è un solo raggio di luce, anche un po’ fioca, nella settimana golfistica dei nostri. Il 59esimo posto di Matteo Manassero al Trophée Hassan di Agadir, con un +3 totale, solo pochi mesi fa ci avrebbe fatto storcere il naso. Adesso, invece, appare come un primo segnale di possibile uscita dal lungo tunnel della crisi: è il primo taglio passato da Manny nel 2015; il primo, anche, da fine novembre in qua.

Chiunque abbia potuto seguirlo di recente in allenamento ha verificato che Matteo stava colpendo molto bene la palla. Poi, però, in gara calava il buio. Ripercorrendo il suo score in Marocco, invece, si vede che per molte buche Matteo è tornato a giocare un buon golf, ritrovando molti di quei birdie che, da tempo, erano diventati quasi un miraggio. È stato tradito da pochi, gravi errori concentrati in quattro o cinque delle 72 buche che finalmente è tornato a giocare (non passando i tagli, si fermava sempre dopo 36).

Ovviamente da lui è lecito aspettarsi ben altro, ma è un primo passo, anche piccolo, che può servire a recuperare un minimo di fiducia dopo tanto scoramento. Fra le tante concause della sua lunga crisi, tanto più insidiosa per uno come lui abituato da subito a raccogliere risultati senza sforzo apparente, il blocco mentale da perdita di fiducia è sicuramente il più importante. Agadir può avergli restituito un po’ di consapevolezza, trasformandosi in un nuovo punto di partenza, anche se dal basso (fa impressione vederlo al n. 209 della Race To Dubai, ma finora addirittura non aveva nemmeno classifica, avendo mancato tutti i tagli).

Dobbiamo aggrapparci a questo, nel grigio avvio di stagione dei nostri. Anche Paratore sta facendo i conti con le prime difficoltà, con un altro taglio mancato dopo la sfortunata parentesi portoghese che pareva invece prometter bene per lui, nell’unico giro completato fra le tempeste. Noviziato ineludibile, nessun dramma: se vogliamo, l’eccezione, non la norma, era che passasse tutti i tagli come ha fatto all’inizio della sua nuova avventura.

Ed eccoci a Francesco Molinari. Un infortunio al polso, accusato già sulle ultime buche dell’unico giro disputato, lo ha costretto al ritiro nel Valero Texas Open, dopo un 81 in un giorno di vento terribile che ha prodotto score altissimi (il taglio è caduto a +6). Non c’è molto da aggiungere, se non sperare che si tratti di infortunio lieve. Quanto sia delicato il polso per un golfista è noto, specie a suo fratello Edoardo.

In margine al torneo, vinto da Jimmy Walker, una chicca straordinaria, però, c’è. È la storia del birdie di Aaron Baddeley alla 17 durante il primo giro. Cosa può avere di straordinario un birdie per giocatori che infilano eagle e, quest’anno, anche albatross con frequenza impressionante? Magari se imbucato da 300 metri, un po’ speciale lo è, vi pare? E questo ha fatto Baddeley. La 17 di S. Antonio è un par 4 di 330 yards. I giocatori possono scegliere se rischiare il driver sul primo colpo o puntare a un tranquillo lay up. Baddeley opta per il driver ma va fuori pista. Trova la palla in posizione impossibile, la dichiara ingiocabile e, piuttosto che droppare in una situazione difficilissima, decide di tornare indietro e tirare il terzo colpo dal tee. La palla stavolta parte dritta e Aaron, che ha la visuale coperta dagli alberi, si china a raccogliere il tee quando sente un boato. La sua palla, dopo 300 metri di viaggio, è finita in buca! È, appunto, un birdie, con palla persa. Se vi affascinano i par 4 corti che invitano gli audaci (e potenti) al rischio, non perdete il numero di Golf Today in uscita. Con incredibile lungimiranza, avevamo predisposto un ampio servizio sui par 4 drivabili prima dell’exploit di Baddeley. Non perdetevelo.

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