ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Arriva la Ryder e, stavolta, Chicco ci ritorna da protagonista, dominatore della Race to Dubai e non solo.

È entrato per la prima volta nei magnifici 30 del Tour Championship, mettendosi all’occhiello il fiore del 5° posto mondiale, raggiunto dopo l’ennesima, bellissima prova, questa volta al BMW Championship.

In questo magico 2018, non fa che aggiornare i suoi record. Nei 19 tornei disputati in America prima del gran finale, solo sei volte è uscito dai primi 25 (oltre agli appena tre tagli mancati), mentre cinque volte è stato fra i top ten. Francamente, non ho più parole.

Dopo questa stagione, la sua dimensione è senza limiti.

Sembrava un sogno poterlo vedere fra i primi dieci del mondo e lui è salito addirittura al 5°. E scalare ancora posizioni quando si arriva al vertice è difficilissimo, perché te la devi vedere con gente come Rose, Dustin Johnson, Thomas, Koepka, McIlroy (e di questo passo anche con Tiger che da n° 656 di fine 2017 è arrivato al n° 21).

Per restare a quel livello (o magari salire ancora) c’è solo un modo: vincere.

E Francesco ha ormai dimostrato di poter vincere dovunque. Alla sua “collana” 2018 ora manca un’ultima perla: una vittoria in Ryder, dove nelle due precedenti partecipazioni, Chicco non è mai andato oltre un pareggio (sia in singolo, con Tiger, che in doppio).

Dovrebbe essere proprio la volta buona. E, quanto ai doppi, credo che il suo partner ideale potrebbe essere Noren.

Ma anche un’accoppiata con McIlroy (che è parso un po’ più motivato in questo fine stagione) non sarebbe male.

La scelta di Garcia, reduce da una stagione disastrosa, è stata molto discussa.

Ed è certamente discutibile. È vero che ci sono cinque rookie e quindi un po’ d’esperienza in più non guasta. È anche vero però che, tradizionalmente, le matricole europee in Ryder se la son sempre cavata bene: penso a Pieters, Donaldson, Cabrera Bello (il grande escluso di questa volta).

Anche Rahm è una matricola, ma una matricola un po’ speciale, visto cosa è riuscito a fare da che si è affacciato sul Tour. Proprio Rahm, che ha nello scarso autocontrollo il suo vero limite, potrebbe essere il partner ideale per Sergio: avvertendone inevitabilmente il carisma, credo proprio che terrebbe a freno i nervi. E i due potrebbero formare una coppia vincente.

Due anni fa, la scelta dell’esperienza non ha pagato: Westwood e Kaymer sono stati disastrosi. Auguriamoci che stavolta vada meglio.

Piuttosto mi chiedo perché l’Europa non aspetti fino all’ultimo, come fanno gli americani, per completare la squadra con l’ultima wild card (data stavolta all’ottimo Finau solo al termine del BMW Championship).

Il team USA è sempre già fortissimo del suo; perché concedergli anche questo vantaggio?

Comunque, se il pronostico è a stelle e strisce (anche per i grandi numeri: dopo 25 anni che non vincono in trasferta…), non sarebbe la prima volta che l’Europa compie un miracolo.

E allora incrociamo le dita.

Anche se esula dal tema-Ryder, non posso non dedicare un po’ di spazio a Pavan.

La sua vittoria in Repubblica Ceca ha coronato una stagione già eccellente del suo. Ho sempre sostenuto che avesse tutti i numeri per competere con i migliori, anche quando faticava a far risultati.

Aveva un solo problema: tenere sotto controllo il drive. Ora che c’è riuscito, ha scalato centinaia di posizioni in classifica. Andrà alla finale di Dubai ed è risalito da 757° d’inizio anno a 144° nelle classifiche mondiali.

Ora che la carta è confermata, i suoi obbiettivi cambiano e si fanno, giustamente, più ambiziosi.

Mezzo americano com’è (vive a Dallas, città di sua moglie), punterà magari ad affiancarsi a Francesco sul PGA Tour.

E sarebbe bellissimo.


Settembre, andiamo: è tempo di Ryder Cup! L’attenzione del golf mondiale guarda al Golf Le National di Parigi, che a fine mese ospita la attesa sfida biennale tra Europa e Stati Uniti, unico torneo al mondo (di qualsiasi sport) in cui il nostro continente ha una propria “Nazionale”.

Il nuovo numero de Il Mondo del Golf Today, rivista che fa parte del Gruppo Cose Belle d’Italia, edita da Belvivere srle diretta da Massimo De Luca, riporta i lettori all’edizione 2016, in cui Rory McIlroy e Patrick Reed furono protagonisti di un match da cardio palmo, divenuto una tra le pagine più emozionanti dell’intera storia del golf.

Poi, è storia di oggi, con le rivelazioni di Francesco Molinari (sapevate che il capitano Bjorn ha fatto sottoporre tutti i suoi giocatori a un test psicoattitudinale?), l’analisi delle formazioni, i segreti del campo e i timori di Jim Furyk, capitano designato per difendere il trofeo.

La trepidazione per la Ryder non deve comunque far passare in secondo piano un altro grande risultato del golf azzurro: Andrea Pavan ha conquistato il suo primo titolo sul Tour maggiore e ora, a carta confermata, può guardare al prosieguo della carriera con aspirazioni più convinte.

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