ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Tornano a vincere gli europei, ma il nostro Matteo è ancora in crisi. Cosa aspettarci dal futuro?

 Finalmente sono tornati a giocare bene tutti i golfisti europei di un certo livello: Luke Donald, Lee Westwood, Martin Kaymer, Rory McIlroy. Anche Francesco Molinari sta facendo bene. L’unico in affanno, in previsione della Ryder Cup, è Ian Poulter, che si è anche fatto male. Fa piacere vedere che finalmente tutti quelli che avevano fatto molto bene nel 2010 e 2011, cioè gli eroi di Ryder e gli ex Numeri Uno, stanno tornando ai massimi livelli. Meno male, perché c’è stato un attimo di “vuoto”, in questo momento senza Tiger e con Matteo un po’ in difficoltà, di poche emozioni, con tutti questi ragazzotti americani alla Jimmy Walker che stanno vincendo ma, ad eccezione di Spieth, sono anonimi. Tiger manca moltissimo, e si vede anche negli USA dal calo di audience in tv. Mancava anche Rory, che ha registrato alcune Top 10, ma, come ha detto lui stesso, senza mai essere in lotta; arrivava da dietro nel weekend quando ormai era già fuori gara. Certo, arrivare tra i Top 10 vuol dire che giocare bene. E lui l’ha dimostrato. È un giocatore talmente forte che, quando tutto gira per il verso giusto, diventa straordinario. Per me, potrebbe in parte rimpiazzare Tiger. Senza Rory, Tiger e Matteo, il panorama è piuttosto piatto. A parte Spieth, quelli come Patrick Reed, Harris English, Webb Simpson e anche Matt Kuchar (che è un giocatore pazzesco) anche se vincono non trasmettono grandi emozioni. È un periodo di ricambio generazionale e bisogna accontentarsi di questo, soprattutto in America. In Europa, invece, se tornano a giocare bene Westwood & Co. siamo a posto.

Sono contento che Adam Scott sia Numero Uno, è un bel ragazzo e gioca bene. Ma per me resta un forte Numero Due che non può rimpiazzare Tiger. A proposito di numeri due, aspettiamo che torni a giocare bene Henrik Stenson, ma non sarà facile dopo l’anno che ha passato; è difficile tornare a quei livelli, ma prima o poi ce la farà. E aspettiamo che ritorni a giocare bene anche Matteo Manassero. In questo momento sta vivendo una situazione complicata. Può capitare un periodo “no”, fa parte del golf, specie per chi, come lui, non ha mai avuto una crisi da quando gioca. Purtroppo il suo calo salta di più agli occhi, perché i giocatori italiani di altissimo livello sono pochi. Gli spagnoli o i francesi sono tanti, si alternano e stanno facendo bene tutti. Per me è una crisi a metà tecnica e a metà fisica, perché Matteo sta crescendo e il suo corpo sta cambiando. Tutte queste cose ti condizionano, perché perdi le tue certezze quando vai in campo. Ma l’importante è continuare a lavorare nel verso giusto ed essere convinti di quello che si fa. Matteo fuori dal campo ha una mente molto lucida e analizza in maniera straordinaria quello che succede; non prende mai decisioni d’impulso. Sono convinto che molto presto tornerà a giocare bene. Adesso sta tirando storto e su campi come Wentworth va in difficoltà. Sbaglia tanto, con bogey, doppi e tripli; una cosa che uno del suo calibro non dovrebbe mai fare. Sbaglia tanto soprattutto dal tee, come dicono i suoi numeri, ma bisognerebbe vederlo meglio in campo per dare un giudizio più obiettivo. La sua grande lucidità però lo tirerà fuori. Non credo sia un problema di materiali, quello ormai l’ha superato. Infine, non bisogna sottovalutare la responsabilità di essere il campione in carica; tutti si aspettavano una sua grande prestazione e la pressione a Wentworth è aumentata.

Chicco nell’ultimo mese ha fatto benissimo, in America ha avuto ottimi piazzamenti (sesto al The Players) anche se poi in Spagna ha giocato male nel week end. A Wentworth ha giocato ad alti livelli ma si sa che quel campo gli piace (negli ultimi anni è arrivato settimo, nono e settimo) perché adatto al suo tipo di gioco. Francesco gioca molto bene sui campi difficili perché sbaglia poco, ma gli manca un pizzico di cattiveria. La sua qualità di gioco è fantastica ma potrebbe avere quella convinzione in più. Poteva vincere a Wentworth, ma avrebbe dovuto fare una super prestazione contro gente come Bjorn che ha fatto il fenomeno fino al terzo giro. Comunque, è sicuramente tra i 15 migliori al mondo come colpitori di palla.

Un ultimo commento sul gioco lento: è allucinante. È inaccettabile impiegare più di cinque ore in tre per fare 18 buche, come è successo sia in Spagna che a Wentworth. Devono fare qualcosa, non si può andare avanti così! Altro che bando del puttone: equipaggiamento libero per tutti ma penalità per chi gioca lento. Dovrebbero preoccuparsi solo di questo, tutto il resto è inutile. Secondo me contribuisce a questo andazzo l’avvento dei “motivatori”, con i loro metodi di visualizzare i colpi e le routine per massimizzare la performance: cose che, a gioco lungo, ti “fondono”. Cinque minuti per tirare un colpo sono troppi, questi giocatori fanno bene 13 buche e poi scoppiano perché non hanno più testa; oppure giocano bene una settimana e poi non passano il taglio per quattro. Giocano in modo troppo artificiale. Ok la visualizzazione, ma senza esagerare. Ci sono anche altre cause: sono al limite come numero di giocatori e i campi sono sempre più difficili e lunghi con tanti trasferimenti. Ma la ragione principale è che a chi gioca lento non succede nulla. Le multe servono a poco. Uno o due colpi di penalità, inflitti con maggior frequenza, sono l’unico deterrente possibile.

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