ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Quando il golf torna nella sua casa, tutto assume un sapore particolare. St Andrews non è il più bel campo del mondo.

Semplicemente è “il” campo del mondo, il tempio dove la consacrazione del campione di turno acquisisce una solennità particolare.

Negli anni, l’Augusta National, grazie al puntuale riproporsi a ogni primavera, ha aumentato il suo fascino.

Ma è il fascino, indiscutibile, di un Paradiso perduto o, meglio, di un Paradiso mai conquistato.

Fuori dei giorni del torneo, il comune mortale non può nemmeno avvicinarsi al cancello di quell’Eden. Un cortese, ma persuasivo, vigilante provvederà subito a scoraggiarlo.

A St Andrews, invece, non solo si può giocare, organizzandosi per tempo o sperando nei sorteggi oppure, ancora, accampandosi in piena notte sul tee della 1 per sfruttare il primo buco nelle prenotazioni.

A St Andrews si può vivere il campo, che è il cuore della città, e la domenica, giorno di assoluto riposo, si può tranquillamente passeggiare per fairway e green, ripercorrendo, magari, la traiettoria dello storico putt imbucato da Costantino Rocca alla 18 (vent’anni fa esatti: auguri, grande Tino!) oppure immaginando sul posto i colpi dei tanti campioni entrati nella leggenda. L’elaborazione fotografica della nostra copertina, che incornicia come un capolavoro museale l’immagine-simbolo della Casa del Golf e delle sue regole, si propone appunto di rendere l’idea dell’aura di leggenda che la avvolge; le molte pagine della Cover Story vi porteranno dentro la sua storia e le sue storie, i segreti, le insidie, le strategie sperando che i fratelli Molinari, riammessi a corte per l’Open Championship, sappiano restituirci un po’ di quelle emozioni che, dal 1995, aspettiamo di rivivere su quei fairway.

Nel cuore della stagione, Golf Today resta al fianco degli appassionati con l’ampia proposta di consigli di tecnica, attrezzatura, viaggi. E se vi capita, più o meno spesso, di misurare la dimensione della vostra passione per il gioco, ricavandone l’impressione di sfiorare la follia, tranquillizzatevi: leggendo il nostro resoconto dell’incredibile viaggio di due “golf addicted” inglesi, scoprirete che – quale che sia il vostro livello di “dipendenza” – c’è sempre qualcuno più (felicemente) folle di voi. Intanto, a proposito di idee ardite, la navicella della candidatura italiana alla Ryder Cup 2022 continua la sua navigazione, supportata dalla presentazione di un dossier articolato e convincente. È un mare vasto e insidioso quello che deve affrontare, specie in un periodo di turbolenze romane, italiane e anche europee che poco aiutano a sperare. Ma la nave va: è già un atto di coraggio l’aver preso il largo uscendo dal bacino di carenaggio e nessuno si nasconde che altri potrebbero arrivare in porto prima di noi. Ma, comunque vada da qui all’autunno, una cosa è certa: non sarà stato un naufragio. Anzi, l’esperienza stessa del viaggio compiuto rappresenterà comunque un patrimonio e, in definitiva, sancirà una crescita nella considerazione internazionale, visto che altri concorrenti, pur titolati al momento di salpare, hanno rinunciato. C’è del talento, e molto, in quella follia di lanciarsi in una sfida tanto grande. Ma anche delle fragili caravelle, lo sappiamo, a volte tengono il mare fino alla meta.

m.deluca@golftoday.it

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