ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Se è vero che la storia si ripete, noi golfisti abbiamo illustri predecessori

La ripetiamo – sì, la storia è notissima – perché Golf Today è entrato in possesso di documenti storici che illuminano in modo nuovo l’aneddoto ben conosciuto e ri-cucinato per secoli sullo scambio di battute tra Talete di Mileto e la giovane donna tracia. Come sapete (ma non sapete tutto) Talete passeggiava guardando le stelle e, intento a osservare il cielo, mise un piede in fallo, scivolando. Interviene la giovane, lo richiama, forse con simpatia, forse un po’ scocciata, a una maggiore attenzione e ci mette del suo aggiungendo: “Sei tanto interessato a ciò che succede lassù nel cielo e non ti accorgi delle cose qui sulla terra sotto ai tuoi piedi”. “Fatti i cavoli tuoi” sarebbe stata una risposta troppo corriva per uno come Talete. Anzi, il filosofo, primo nella storia a potersi fregiare di tale titolo e quindi pieno di responsabilità, prese seriamente in considerazione il richiamo ricevuto. Da quella storiella sarebbero derivati secoli e secoli di contrasti filosofici, tra alto e basso, speculazione e concretezza, teoria e pratica, pensiero e azione. E quindi Talete sentiva il peso di tale fortuna letteraria (capace di oscurare anche il teorema geometrico cui aveva dato il nome).

Ma veniamo al nostro scoop. Talete faceva parte di un gruppo, meglio dire un simposio (ma potrebbe andare anche “circolo”), di amici dediti a un particolare gioco. Regole semplici: si trattava di colpire con un lungo bastone levigato e lavorato nella parte finale certi sassi tondeggianti (che i ragazzi di Mileto andavano a cercare nel torrente locale e li rivendevano per pagarsi gli studi) fino a farli rotolare in una buca. Vinceva chi colpiva meno volte. E da un po’ di tempo, il sospetto è che anche quella famosa caduta accidentale un po’ avesse a che fare col pensiero ricorrente di quel gioco; Talete e compagni erano davvero assai presi da quel nuovo passatempo, fino a dedicarvi le loro maggiori energie fisiche e intellettuali. E chi era fuori da quel circolo li criticava: sempre appresso ai sassi rotolanti, non guardate neanche più le donne.

Bisognava agire. La giovane donna, quel sentirsi trattato da tontolone, la figura un po’ goffa. E, da buon filosofo, anche il fastidio di capire che, beh, la ragazza un po’ aveva ragione e che quella divisione tra cielo e terra non doveva continuare. “Vabbè, provo a ripassare dalle parti dello scivolone, stasera”, si disse, e – a Mileto si era un po’ abitudinari – ecco lì la giovane tracia. Un esordio in scioltezza per il buon Talete: “Stasera sto attento a dove metto i piedi…”. Risposta puntuta: “Ah, ormai lo vedo che camminate concentrati con tutti quei bastoni e quei sassi che vi portate dietro. A Mileto non si parla d’altro, ma che gioco è?”. Talete: “Dobbiamo ancora dargli un nome. Ma sai intanto abbiamo parlato con quei fanatici di Olimpia e tra due anni saremo ai loro famosi giochi”. La ragazza, tattica: “Ah pensa, vicino a quegli strafichi di atleti?”. Lui, affettando sicurezza: “Sì, cara”. Talete aveva segnato un punto. La ragazza, con tono interessato: “E quindi ora stai con la testa meno tra le nuvole?”. “Non proprio, sai. A proposito: sì, il mio teorema servirà a calcolare dimensioni con il metodo dei triangoli simili e quindi tanta teoria andrà ad aiutare tante realizzazioni pratiche. Però, ho capito che è solo quel nostro strano gioco che mi fa tenere assieme la lontananza del cielo e la concretezza della terra. Sai, quando dai una bastonata al sasso e lo fai volare lontano verso un obiettivo, sei tra cielo e terra, teoria e pratica; un domani un mio successore si porrà il problema di mettere d’accordo res cogitans (quello che hai in testa) con res extensa (quello che c’è lì fuori). Beh, noi giocatori lo facciamo continuamente. E sapessi che fatica, sapessi quante delusioni, ma anche quanti insegnamenti”. “Perfino per un filoso come te?”. “Sì. perfino per me. E peccato non poter lasciar detto di tirare qualche bastonata a quello lì che tra qualche secolo si dilanierà tra res cogitans e res extensa”. “Che gli diresti?”. “Mah: ritmo, girati e chiudi il colpo. Ma non capirebbe”. “Ritmo, girati e chiudi il colpo? Carino”, disse la ragazza. Ma non aveva capito neanche lei.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here