ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Lo scorso anno ci ha fatto vivere emozioni incredibili, grazie all’indimenticabile duello Mickelson-Stenson che richiamò alla mente di molti, sfide leggendarie della storia del golf.

Quest’anno, si preannuncia già un The Open magico solo per il percorso affascinante e difficile che lo ospiterà.

Da Dustin Johnson a Sergio Garcia, da Henrik Stenson a Jordan Spieth, da Francesco Molinari a Phil Mickelson (in team insieme), da Rory McIlroy a Rickie Fowler: tutti, ma proprio tutti, lotteranno per cercare di diventare il Champion Golfer of the Year.

Del resto, per molti dei sostenitori e dei campioni che scenderanno in campo, il The Open Championship è il Major per eccellenza.

Più del Masters, più di ogni altro torneo.

È il Major in cui il golf torna a casa, in cui eleganza, sportività e magia sono gli ingredienti principali, che lo rendono davvero unico.

Il Major più antico del golf apre questa settimana la sua 146esima edizione e per farlo ha scelto un percorso a sé molto caro: Royal Birkdale, in Inghilterra.

Per la decima volta nella sua storia, l’Open inglese tornerà su questo circuito incredibile che sorge maestoso sulle colline di Birkdale, con vista mozzafiato sulla costa del Lancashire.

Links, situato su dune di sabbia di ben 4000 anni, è stato modificato e cambiato negli anni sia dalla forza del vento che dalla forza dell’uomo, trasformandosi in una delle sfide più impegnative del golf.

I primi cambiamenti arrivarono già negli anni ’60, quando il club decise di rendere accessibile la struttura a un alto numero di persone.

Dopo il primo The Open ospitato nel 1954, l’edizione del 1961 fu infatti un grande successo: un vasto pubblico accorse sui fairway di Birkdale per vedere vincere Arnold Palmer.

Le modifiche inclusero anche il nuovo par 3 della 12, che sostituì la vecchia corta 17 e divenne elemento chiave del percorso.

Diversi altri cambiamenti vennero fatti nel 2008 proprio prima del Major.

Fu la nona volta che Royal Birkdale ospitò l’evento e Martin Hawtree, facente parte della terza generazione della sua famiglia, intraprese i lavori di ammodernamento prima dell’arrivo dell’Open inglese.

Il progetto comprendeva cambiamenti alla 16 e alla 18, mantenendo invece inalterate le due buche corte del campo, la 12 e la 7.

Sei nuovi tee shot aggiunsero 142 metri al percorso, trasformandolo in quello che tutti noi conosciamo oggi, lungo ben 6560 metri.

La maggior parte delle modifiche vennero ideate per far sì che i giocatori non potessero astenersi dal pensare e dal riflettere nemmeno per un secondo.

Ogni colpo doveva essere calcolato e calibrato alla perfezione, nei minimi dettagli e questo fece d Birkdale uno dei campi più difficili del The Open.

Oltre alla nuova lunghezza, vennero cambiati e ridisegnati anche i bunkers: 20 completamente nuovi e 14, invece, rimossi.

I green vennero resi più ondulati mentre quello della 17 venne spostato più indietro e ristrutturato.

I campioni che scenderanno in campo questa settimana troveranno un Royal Birkdale immutato dall’edizione del 2008 che vide vincere Padraig Harrington.

Immutato, ma sempre pieno di insidie.

 

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