ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

È probabilmente il momento più alto nella storia del golf italiano: Costantino Rocca imbuca dalla Valley of Sin alla 72esima buca dell’Open Championship 1995 a St Andrews e si guadagna un posto al playoff contro John Daly. Con un piccolo sforzo di memoria (o grazie ai video tuttora disponibili su Youtube, per i più giovani) sappiamo tutti ricostruire alla perfezione i fatti. A meno di una settimana dall’Open Championship 2015, tuttavia, può essere interessante rivivere quel momento attraverso le parole del New York Times, famosa testata d’oltreoceano, che il giorno successivo l’impresa dedicò ampio spazio a Costantino Rocca, al suo Open e alle sue origini, in un affascinante ritratto del giocatore italiano più vincente di sempre.

“St Andrews, Scozia, 23 luglio 1995- Cammina ciondolante fra la folla, con il cappello abbassato sugli occhi e le spalle leggermente incurvate. Costantino Rocca si dirige verso la zona stampa dietro la Royal & Ancient Clubhouse, proprio dove un raggiante John Daly sta parlando con la BBC.

È un tipo semplice, uno di noi. L’affabile golfista italiano stava per realizzare il sogno di ogni golfista al mondo, oggi, quando è sceso sul tee della 1 per il playoff dell’Open Championship. L’ha perso, quel playoff. Ma la strada che ha percorso per arrivarci è stata tanto straordinaria quanto quella che l’ha portato nel mondo del golf professionistico. Il suo volto, comunque, rivelava un evidente disappunto.

Solo un’ora prima quel volto era un inno alla gioia. Aveva appena imbucato un putt da 20 metri per il birdie che lo collocava in vetta alla classifica insieme a Daly. Pochi secondi per passare dalla frustrazione di una clamorosa flappa col secondo colpo all’estasi totale, abbracciato dalle pendenze vertiginose della Valley of Sin.

‘Non mi sarei mai aspettato di imbucare quel putt’, ha dichiarato il 37enne Rocca. ‘È stato incredibile, ma subito dopo ho cercato di dimenticarlo, perché sapevo di avere l’occasione per vincere’. Rocca (…) sa bene quanto siano rare certe occasioni. Per 8 anni, infatti, non ne ha avute. Dai 16 ai 24 ha lavorato in una fabbrica di polistirolo, e per tutto quel tempo ha desiderato essere altrove. Dopo il lavoro, quindi, correva al campo per allenarsi, fino a che il suo handicap non scese a 4. Nel 1981, passò professionista. Dopo aver affrontato per 4 volte le Qualifying School, nel 1993 arrivò la prima vittoria in un torneo chiamato Open V33 Du Grand Lyon. Seguita rapidamente da quella al Peugeot Open de France.

Qualche mese dopo, si ritrova nella squadra di Ryder Cup. Ed ecco un’altra occasione d’oro: è 1up in green alla 17 contro Davis Love III, con il team europeo ancora “vivo” nei match. Un putt da non più di 1 metro gli garantirebbe almeno un mezzo punto. Lo sbaglia, per poi fare bogey all’ultima buca. Fino a ieri, questa era l’immagine che lo accompagnava.

Da oggi, invece, non più (…). Oggi è stato una roccia, ha lottato contro raffiche di vento da 40 miglia orarie, a testa alta, mentre alcuni dei più grandi al mondo cedevano inesorabilmente. Ora Rocca e Daly si abbracciano, e l’italiano mostra un timido sorriso. ‘Grazie per avermi lasciato vincere’, gli dice l’estroso americano, e Rocca sorride di nuovo, questa volta più convinto. Ma probabilmente si rende conto di quanto, effettivamente, ci sia andato vicino.

Ha imbucato quello storico putt, si è creato da solo la sua occasione con la grinta di chi è abituato a lottare per ottenere ciò che vuole. ‘La prossima volta’, sussurra a Daly, ‘la prossima volta’”.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here