ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Nella giornata dedicata alle donne, arriva una notizia legata a un movimento femminista americano e a un celebre torneo dell’LPGA.

La comunità, attiva a 360° per i diritti delle donne, ha il nome di UltraViolet e sembra abbia preso a cuore lo US Open femminile di questa stagione, creando una petizione che avrebbe già superato le 100.000 firme. L’obiettivo è uno solo: spostare il Major dell’LPGA dal percorso di Trump National, posseduto dal neo presidente americano.

Sia durante la campagna elettorale che durante la scelta dei membri del suo gabinetto, Donald Trump non ha infatti mostrato grande amore e rispetto nei confronti del gentil sesso, anzi: la sua legislatura sarebbe la più maschilista di sempre, dopo la più lontana tenuta da Ronald Reagan. E le dichiarazioni maschiliste nei confronti delle donne non sono mancate neppure durante la campagna elettorale, così come nei confronti di messicani e musulmani. Insomma un presidente davvero discusso, da quasi tutto il mondo, sebbene gli alti organi del golf internazionale non abbiano ancora deciso di esporsi. Certo il WGC, che si è sempre svolto a Doral, è stato spostato in Messico per mancanza di sponsor – così recitava la nota ufficiale – anche se le motivazioni sembrano essere state altre. Inoltre, la R&A non ha ancora scelto Trump Turnberry come destinazione del The Open, nonostante il percorso sia rimasto nella rota. Insomma, ora anche lo Women’s US Open potrebbe essere a rischio. UltraViolet ha deciso di intraprendere la strada della petizione, protestando contro l’evento e sottolineando come Trump ne beneficerebbe grazie a milioni di ricavi. Senza contare che il movimento ha definito il presidente una “minaccia per i diritti delle donne”.

“La USGA ha enorme rispetto per le libertà che noi tutti esercitiamo ed esprimiamo nel nostro paese”, ha dichiarato la USGA a GolfDigest.com. “Siamo impegnati a promuovere un gioco che accolga e coinvolga chiunque decida di praticarlo, e vogliamo che i nostri campionati si svolgano senza discriminazioni, garantendo sicurezza agli atleti, ai volontari, allo staff e ai fans”.

Le richieste di rimuovere lo US Open dal percorso di Trump non sono affatto nuove. A Ottobre, tre senatori americani – Richard Blumenthal, Edward Markey e Bob Casey – hanno inviato una lettera a Mike Davis, chief della USGA, per chiedere di considerare l’idea di cambiare location a seguito delle dichiarazioni sessiste di Trump.

“Declinando future associazioni con un brand che disdegna le donne, la USGA e l’LPGA hanno l’opportunità di dimostrare al mondo, specialmente ai giovani Americani, che la nostra nazione non tollererà e non farà affari con alcuna società che giustifichi o incoraggi azioni sessiste”, così recitava parte della lettera dei tre senatori. Ora la palla passa alla USGA e all’LPGA: vedremo cosa decideranno.

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